L’Aquila: città ricca di storia funestata da pestilenze e terremoti

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Tra gli eventi capaci di trasformare completamene e all’improvviso l’identità di un luogo vi è il terremoto. Sono trascorsi sette anni da una tragedia che ha toccato il cuore del mondo intero: il terremoto che ha coinvolto L’Aquila e molti paesi vicini.

Terrore, panico, distruzione si appropriano dell’Abruzzo, terra d’arte, studenti e brava gente, trasformando il paese, all’indomani, in una terra di sfollati e morti. Ecco una cronologia di quella tragica settimana: 6 aprile ore 3:32 una scossa di magnitudo 5,8 della Scala Richter devasta L’Aquila e molti paesi vicini. Il sisma viene avvertito in tutto il Centro Italia sino a Napoli. Onna è il più colpito, col 70% dell’abitato distrutto dalla violenza dell’evento. Se il 7 aprile il bilancio della Protezione Civile è di 207 morti, il 9 le vittime salgono a 281, mentre il 10 è la volta dei funerali di Stato, celebrati dal cardinale Tarcisio Bertone col vescovo dell’Aquila. L’11 aprile si parla di 293 morti, il 12 viene celebrata la messa pasquale nelle tendopoli d’Abruzzo, il 13 si svolgono le prime verifiche sugli immobili.

AQUILA 2Oggi L’Aquila è piena di polvere, col rumore di camion, martelli pneumatici e ruspe nelle orecchie una miriade di lavoratori all’opera per ricostruirla e tanti cantieri aperti; giovani che stanno rimettendo su attività culturali ed esercizi commerciali… una città che sta riprendendo forma e ha ancora tanto da fare: ricostruzione, sviluppo, lavoro, servizi sociali. La storia dei terremoti aquilani inizia ben 694 anni prima del 6 aprile 2009; più precisamente il 13 dicembre 1315. Si tratta del primo sisma storicamente verificato anche se è probabile che nei secoli precedenti molti terremoti abbiamo colpito l’Abruzzo e il suo capoluogo che sorge su uno dei territori a maggiore sismicità della Penisola e fin dalla sua fondazione è stata funestata da molti eventi tellurici.

AQUILA 5Il 9 settembre 1349 sull’Aquila si abbattè il primo terremoto distruttivo di magnitudo 6,5 della Scala Richter. Vennero distrutti ampi tratti delle mura cittadina, crollarono molte case e chiese, tra cui quella di Santa Maria Paganica e quella di San Francesco. La ricostruzione fu così lunga e complessa che molti, scoraggiati, decisero di tornare ai villaggi e ai castelli d’origine e l’esodo fu tale che il signore dell’Aquila Pietro Camponeschi, temendo che la città venisse cancellata dal Regno di Napoli, fece chiudere con tavoloni di legno le brecce delle mura cittadine, facendole presidiare. Ma i decenni successivi non furono tranquilli: il 3 aprile 1398 , il 10 novembre 1423, il 5 dicembre 1456 altre scosse colpirono L’Aquila.

AQUILA 6Il 26 novembre 1461 si verificò un sisma di magnitudo 6,4 della Scala Richter e alla scossa principale seguirono eventi sismici che si protrassero per circa 2 mesi, con alcune forti scosse il 4 e il 17 dicembre, il 3 e il 4 gennaio 1462. Le fonti storiche riportano la totale distruzione di Onna, Poggio Picenze, Castelnuovo e Sant’Eusanio Forconese. Dopo oltre un secolo di relativa calma, la terra tornò a tremare ad aprile 1646 e a giugno 1672… tutte scosse che sembravano il preludio al “grande terremoto” del 1703 che causò gravi lesioni alle case oltre al crollo di San Pietro di Sassa e San Quinziano. Due giorni dopo crollarono le torri campanarie delle chiese di Santa Maria di Roio e di San Pietro a Coppito.

AQUILA 7L’apice della sequenza sismica fu raggiunto alle 11.05 del 2 febbraio 1703, con una magnitudo 6,7 della Scala Richter, causando devastazioni stimate intorno al decimo grado della Scala Mercalli. La scossa sorprese la maggior parte degli aquilani mentre si trovava in chiesa per la solennità della Candelora: circa 800 persone, ad esempio, si trovavano nella chiesa di San Domenico quando le capriate del tetto cedettero seppellendo i presenti. Altri crolli gravissimi si ebbero nella basilica di San Bernardino, nella cattedrale di San Massimo, oltre che nelle chiese di San Filippo, San Francesco e Sant’Agostino. Tutti i palazzi della città risultarono rasi al suolo o pesantemente danneggiati. In totale l’Aquila contò circa 2.500 morti ma il terremoto fece vittime anche nelle città vicine per un bilancio totale di oltre 6.000 decessi.

AQUILA 8L’Aquila, capoluogo della regione Abruzzo, è situata nell’entroterra, in posizione che domina la Valle del fiume Aterno, a 721 m s.l.m, circondata dalle catene del Sirente e del Velino da un lato, e dalla catena del Gran Sasso d’Italia dall’altra. Ai piedi del colle dove fu costruita la città, al confine tra i due contadi di Amiterno e di Forcona, sgorgavano numerose sorgenti… da qui il nome Acquiliis, poi Acculum e successivamente Acilie e Accula, tutti diminutivi latini di “acqua” anche se l’assonanza del nome attuale della città la fa paragonare a quelle di un rapace che figurava nelle insegne imperiali. La fondazione fu legata ai fermenti autonomistici delle terre del confine settentrionale del Regno di Sicilia accentuatisi alla morte dell’Imperatore Federico II. Una parte degli abitanti dei castelli, delle terre e delle ville dei due territori, si trasferirono intorno alla metà del XIII secolo nella nuova città.

AQUILA 9La fama della città si diffuse ben oltre i confini del Regno con la consacrazione dell’eremita Pietro del Morrone come pontefice col nome di Celestino V, avvenuta il 29 agosto 1294. Se le vicende celestiniane dettero forte impulso allo sviluppo edilizio, in seguito, intorno alla metà del XIV, la città fu spesso colpita da epidemie di peste e terremoti che decimarono la popolazione. Dal primo trentennio del XVI secolo, con la dominazione spagnola, iniziò all’Aquila un processo di decadenza delle attività produttive al quale contribuirono le epidemie del 1503 e del 1505 che fecero sì che iniziasse per la città un periodo di crisi demografica e di depressione economica. Nel 1657 la città venne colpita dalla peste: morirono 2294 dei circa 6000 abitanti. Gran parte dell’antico volto medievale e rinascimentale fu distrutto dal terremoto del 2 febbraio 1703: le case, le chiese, i palazzi, la fortezza subirono gravissimi danni. Dal questo terribile terremoto L’Aquila risorse lentamente.

AQUILA FONTANENel 1799 la città venne invasa dei francesi e funestata da saccheggi e uccisioni. Nel secolo successivo patrioti aquilani parteciparono ai moti rivoluzionari del 1833, del 1841, del 1848. L’unificazione d’Italia fece sì che L’Aquila perdesse la caratteristica di città di confine senza che la nuova posizione di centralità l’avvantaggiasse perché essa fu esclusa dalla linea ferroviaria dei due mari con gravi conseguenze economiche. Cosa visitare? Il Castello, con i suoi suggestivi baluardi. La fortezza, costruita a partire dal 1534 dal vicerè di Napoli Don Pedro di Toledo, fungeva da luogo di protezione contro la ribellione dei cittadini che, durante la dominazione spagnola, intendevano allearsi con i francesi. Durante l’ottocento e la Seconda Guerra Mondiale, il castello è servito da alloggio per i combattenti tedeschi e francesi. Da non perdere la Fontana delle 99 Cannelle, simbolo stesso della città, realizzata dall’artista Tancredi Da Pentima nel 1272 per ricordare tutti i castelli dai quali nacque la città. Essa consta di 99 maschere, da ognuna delle quali sgorga acqua grazie ad una cannella, che confluisce in due grandi vasche.

AQUILA PIAZZANella città si trova il Forte Spagnolo, conosciuto come Castello Cinquecentesco, una maestosa fortezza tutta cinta da un fossato; iniziata nel 1534 e terminata nel 1567 per volere di Pedro Luis Escrivà. Incantevole la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, cuore religioso della città, costruita nel 1287 da Pietro da Morrone, salito al trono pontificio col nome di papa Celestino V; palazzo Centi, realizzato per volere di Gian Lorenzo Centi, una delle più imponenti realizzazioni del periodo barocco de L’Aquila. Imperdibili la Basilica di San Bernardino, costruita nel 400 e poi ricostruita dopo il terremoto del 1703; la Chiesa delle Anime Sante o Santa Maria del Suffragio; la Chiesa di Santa Maria Paganica, il Santuario di Giovanni Paolo II, la Basilica di San Giuseppe Artigiano. Il cuore nevralgico cittadino è piazza del Duomo, da molti conosciuta come Piazza del Mercato. Uno dei vicoli più suggestivi è Costa Masciarelli, lungo la quale è possibile ammirare antichi paesaggi, scalinate, portali decorate e palazzi.

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