In una manciata di minuti Watson, l’intelligenza artificiale ideata da Ibm, ha risolto un mistero clinico salvando la vita di una donna. L’impresa, come riporta l’agenzia Efe News, e’ avvenuta a Tokyo, e dopo l’intervento del ‘supercomputer’, che ha suggerito anche la terapia, la paziente è decisamente migliorata. A ricorrere al computer è stata Ayaco Yamashita, una donna di 66 anni a cui era stata diagnosticata nel gennaio 2015 una leucemia mieloide acuta. Dopo la diagnosi era stata sottoposta ai trattamenti standard, che pero’ non hanno avuto i risultati sperati. I medici hanno così deciso di consultare Watson, che ha investigato a partire da oltre 20 milioni di cartelle cliniche e studi scientifici del suo database. Secondo il computer la donna aveva un tipo di leucemia diverso da quello diagnosticato, piu’ raro, a cui corrispondeva un trattamento non ancora tentato. “Abbiamo somministrato il farmaco – racconta Arinobu Tojo, uno dei medici -, e la donna e’ migliorata, fino ad essere dimessa lo scorso settembre. Da allora ha continuato a migliorare”.
Watson e’ stato ‘allenato’ soprattutto per applicazioni mediche. In particolare il programma dedicato all’oncologia e’ stato sviluppato insieme al Memorial Sloan Kettering di New York, ed e’ gia’ utilizzato in diversi centri statunitensi per aiutare i medici a formulare diagnosi e decidere trattamenti, mentre il caso descritto a Tokyo e’ una ‘prima volta’ per l’intelligenza artificiale nel continente asiatico. Grazie a un accordo da 150 milioni di dollari stipulato da Governo e Ibm lo scorso marzo i primo centro di eccellenza europeo della divisione Health del programma dovrebbe sorgere nei prossimi anni a Milano nell’area dell’Expo. Ma i concorrenti in questo campo di Ibm sono diversi, e comprendono ovviamente le principali aziende informatiche mondiali.