Si sta sollevando un coro di pubblica disapprovazione, a Malta, per la realizzazione di un nuovo complesso edilizio che comprenderà un grattacielo destinato a diventare l’edificio più alto sullo skyline maltese. Il progetto, approvato lo scorso 4 agosto dal Governo, sta mettendo a nudo il conflitto crescente tra lo sviluppo economico (e urbanistico) e la conservazione storico-culturale della pittoresca ma ormai cementificata isola al centro del Mediterraneo, dove i cantieri costeggiano il lungomare e il suono delle gru è più frequente di quello delle sirene delle navi. Il complesso edilizio contestato include un blocco di appartamenti dall’altezza senza precedenti, 38 piani, e sarà realizzato nella popolare cittadina di Sliema, sulla costa nord-est dell’isola, pochi chilometri a nord rispetto a La Valletta. Un progetto che ha scatenato le ire dell’arcivescovo di Malta, Charles Scicluna, che è arrivato a definire il ‘Town Square’ (così è chiamato il complesso), un “obbrobrio fallico“, che “rovinerà il paesaggio per riempire le tasche di qualcuno“. Malta, che si sviluppa su 316 chilometri quadrati, è uno dei Paesi più densamente popolati e contemporaneamente cementificati al mondo. Miglialia di richieste di permessi a costruire, anche per nuove torri, sono in attesa di essere approvati e cresce il timore che l’edilizia ‘selvaggia’ possa oscurare la bellezza storica dell’isola dove l’italiano, tra l’altro, è la terza lingua più parlata dopo il maltese e l’inglese. Michael Briguglio, docente universitario e attivista del movimento ambientalista Front Harsien Odz, sottolinea che a Malta si sta “rovinando il paesaggio tradizionale per progetti che non considerano il brutale impatto sul resto delle infrastrutture, sul traffico e sulla salute dei cittadini“. Una ricerca pubblicata su Malta Today, ad esempio, rileva come il 68% degli intervistati ritenga che le torri renderanno Malta “più brutta“. Sono stati in molti a scagliarsi sui social network contro il Governo di centro-sinistra, reo, a detta di molti, di aver modificato i regolamenti edilizi a spese dell’ambiente. Un’economia florida, unita a basso tasso di disoccupazione – a giugno era al 4% – stanno attirando moltissimi stranieri, sopratutto italiani, a trasferirsi sull’isola. La domanda ha creato una frenesia edilizia che ha avuto come risultato l’abbattimento delle antiche case del luogo (in alcuni casi è mantenuta solo la facciata) per costruire, al loro posto, blocchi di appartamenti spesso giudicati di ‘dubbio gusto’. Sottolineando l’importanza di un settore che ha creato numerosi posti di lavoro, il primo ministro Joseph Muscat ha detto che lo sviluppo in altezza degli edifici è stato una risposta alla domanda di nuove proprietà e alla necessità di contenere l’espansione in orizzontale delle città. Progetti imponenti, tuttavia, sono “rischiosi“, ritiene Briguglio. “Non possiamo – dice – sacrificare ogni cosa per risultati economici di breve durata. Il Governo sta cercando di generare denaro gonfiando una bolla, ma se scoppiasse le implicazioni sarebbero devastanti“. L’associazione dei costruttori di Malta (Malta Developers Association) getta acqua sul fuoco. “Non c’è nessuna bolla“, afferma il presidente Sandro Chetcuti, spiegando che la maggior parte degli appartamenti dei grattacieli sono già stati venduti come da piano. “Le banche maltesi – continua – sono note per essere estremamente caute e non si espongono a rischi eccessivi”. Chetcuti ammette che “non c’è nessun piano strategico per rispondere ai problemi delle infrastrutture, soprattutto al traffico creato dalla realizzazione di questi edifici“. “Ma – dice all’agenzia Dpa – cosa dovremmo fare? Fermare il progresso? Capisco la preoccupazione di molti nei piccoli paesi, dove gli spazi hanno grande importanza, ma Malta fa affidamento sui beni immobili dal 1990 e questo non si può cambiare“. (AdnKronos)
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Malta: edilizia senza freni, il caso del nuovo complesso di grattacieli
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