Una tempesta solare che ha bloccato comunicazioni radar e radiofoniche al culmine della guerra fredda avrebbe potuto portare a uno scontro nucleare. I fatti sono stati descritti in un documento in via di pubblicazione su Space Weather, una rivista della American Geophysical Union. E’ il 23 maggio 1967. Sono gli anni della guerra fredda. L’aeronautica militare degli Stati Uniti registra un’interruzione delle comunicazioni nel sistema di sorveglianza radar Ballistic Missile Early Warning Systemp. Lo definiscono radar ‘jamming‘, disturbo intenzionale, una pratica molto comune durante i conflitti bellici. L’evento viene letto come un atto di guerra da parte dell’Unione Sovietica tanto che l’U.S. Airforce si dichiara in modalità ‘ready to launch’, pronta a lanciare.
Secondo la ricerca, a fermare l’azione militare scongiurando un conflitto nucleare fu un’informativa da parte del centro militare di meteorologia spaziale in cui si allertava l’aeronautica della tempesta solare in atto, definendola come un evento in grado di disturbare le comunicazioni radar e radio.
A redigere il documento in cui per la prima volta viene descritta la vicenda al pubblico, i funzionari della U.S. Air Force coinvolti nella previsione e nell’analisi della tempesta.
Il potenziale impatto di eventi di questo genere erano in gran parte sconosciuti all’epoca, spiega l’Agenzia Spaziale Italiana. Gli stessi studi in materia erano agli albori. Gli States avevano iniziato il monitoraggio dell’attività solare e del meteo spaziale alla fine del 1950. Nel 1960 fu creato l’Air Weather Service (AWS) per il controllo dei brillamenti solari, eruzioni di materia solare in grado di provocare tempeste geomagnetiche sulla Terra che possono disturbare le comunicazioni radio e le trasmissioni nelle linee elettriche.
L’AWS univa una rete di osservatori dispiegati sul territorio nazionale e internazionale i quali fornivano informazioni al North American Aerospace Defense Command (NORAD), un’organizzazione statunitense e canadese per la difesa dello spazio aereo in nord America.
Secondo la ricostruzione riportata nello studio, il 18 maggio del 1967 un grande gruppo di macchie solari apparve in una regione del sole. Il 23 maggio gli osservatori in New Mexico e Colorado registrarono un bagliore fortissimo, visibile anche a occhio nudo. Allo stesso tempo un radio osservatorio solare in Massachusetts riportava che il sole stava emettendo livelli senza precedenti di onde radio.
Seguì il bollettino emesso dal centro NORAD in Colorado Springs per le previsioni solari che avvisava dell’arrivo entro 36-48 ore di una tempesta geomagnetica in tutto il mondo.
In seguito al flare i segnali radar provenienti dalle tre stazioni americane BMEWS – Ballistic Missile Early Warning Systemper – per il controllo dell’emisfero settentrionale, vennero interrotti. Queste basi erano state progettate per rilevare i missili sovietici in arrivo. Ogni attacco – compreso il cosiddetto ‘radar jamming’ – era considerato un atto di guerra.
Secondo lo studio fu dunque grazie a un’attenta valutazione delle informazioni ricevute che l’esercito statunitense lasciò gli aerei a terra, sventando l’avvio di una potenziale guerra nucleare.