Tempesta magnetica in arrivo: la nube di particelle solari si sta facendo attendere

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Una tempesta magnetica è stata annunciata ieri dal NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration): l’evento è frutto dell’emissione di particelle da parte del Sole, le quali, incontrando il campo magnetico della Terra, potrebbe provocare nel migliore dei casi spettacolari aurore polari o, nel peggiore, danneggiare i satelliti e mandare in tilt le comunicazioni radio. Il NOAA aveva previsto per oggi l’arrivo dello sciame, ma l’arrivo della nube di particelle si sta facendo attendere. “Tutto dipende dalla velocità con cui viaggia la bolla. Sull’arrivo della nubeci sono più di 18 ore di incertezza,” ha dichiarato all’ANSA Mauro Messerotti, dell’Osservatorio di Trieste INAF e dell’Università di Trieste. E’ molto probabile che la tempesta si verifichi domani perché l’arrivo della nube potrebbe combinarsi con una raffica di vento solare.

brillamento x3.1Il Sole si è quindi risvegliato dal suo torpore, giusto prima di entrare nel minimo solare, il periodo di quiete che si ripete ciclicamente ogni 11 anni. Non è del tutto insolito un evento del genere.

Secondo i previsori, il prossimo Minimo Solare arriverà nel 2019-2020. Nei prossimi 3-4 anni si registreranno numerose assenze di macchie solari: inizialmente saranno periodi di alcuni giorni, poi settimane e infine mesi. In ogni caso il meteo spaziale non smetterà di riservare sorprese, in quanto il Minimo Solare genera numerosi cambiamenti: ad esempio, le emissioni di estremo ultravioletto diminuiranno, l’atmosfera superiore della Terra si raffredda e collassa. Ciò consente alla spazzatura spaziale di accumularsi attorno al pianeta. Inoltre, l’eliosfera si contrae, portando lo spazio interstellare più vicino alla Terra. I raggi cosmici galattici penetrano nel sistema solare interno con relativa facilità, sicché, un’ondata di raggi cosmici è in arrivo: queste particelle riescono a penetrare più facilmente nel Sistema Solare e se colpiscono la Terra possono creare problemi ai satelliti e ai sistemi di comunicazione. Inoltre, nel periodo di minima attività, è più probabile che si formino i buchi coronali.

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