Ad Amatrice la notte in tenda è dura: dormi con le scarpe per paura delle scosse. Per il freddo si fa fatica ad addormentarsi e per l’umidità, al mattino, le coperte di lana sono bagnate mentre su quelle termiche sembra che ci abbia piovuto. Quella trascorsa è stata la prima, vera notte di Amatrice senza più Amatrice.”Il paese non esiste, è stato spazzato via“, dice a sguardo basso Massimiliano Mauro, il farmacista locale. Abbiamo dormito nella stessa tenda della Croce Rossa, insieme alla moglie e al figlio. Nelle altre mini tendopoli allestite dalla protezione civile in questa metà del borgo si sono rifugiati soprattutto anziani, distribuiti fra il parco comunale don Menozzi, il campo sportivo e nel dormitorio dentro il palazzetto dello sport. Proprio qui il farmacista ha allestito insieme ad altri volontari un punto raccolta-smistamento medicinali per la popolazione. “Insulina, medicinali di primo soccorso, serve tutto. Le case farmaceutiche ci mandano molti prodotti, altri ne arrivano dai privati: alcuni sono scaduti, dobbiamo fare attenzione. Ma è un casino: ieri ci hanno fermato più volte e non ci volevano fare passare. Per fortuna – racconta – c’era sempre qualcuno che mi riconosceva, così abbiamo superato i posti di blocco“. Lui è uno dei fortunati – ha la famiglia intatta – ma ha il compito duro di chi resta: sopravvivere ai morti. “Non ci sono più gli amici, i conoscenti, intere famiglie, tanti bambini – spiega con un dolore muto –. Sono convinto che i morti saranno molti di più di quelli contati finora. All’hotel Roma c’era tanta gente, completamente travolta dal crollo“. E conferma il numero azzardato ieri dal sindaco Sergio Pirozzi: 40mila anime con le frazioni vicine, molti turisti, molti arrivati da Roma per la sagra dell’Amatriciana che questo sabato sarebbe arrivata alla cinquantesima edizione. Massimiliano non si aspettava che un paese potesse andare in frantumi nella manciata di secondi intercorsi fra la prima scossa, quella delle 3,38, e la seconda, letale per il borgo. “Non sappiamo dove ricominciare: qui avevo la mia casa, la farmacia; questo era il posto in cui io avevo scelto di vivere e ci ho portato anche mia moglie“. “Sapevo che era una zona sismica – specifica incredulo – ma non pensavo potesse crollare come l’Aquila. Qui di scosse ce ne sono state anche in passato, ma il paese ha sempre retto. Gli ultimi forti terremoti risalgono a centinaia di anni fa e non pensi mai che possa accadere proprio a te“. Massimiliano Mauro è convinto che tornerà a vivere in quel “borgo bello che era Amatrice – lo scriva, lo scriva –“, non si arrende di fronte al fatto che di quel che c’era non esiste più niente e che per ricostruire un intero paese ci vuole tempo. “Io spero – e una luce gli attraversa lo sguardo – che i soldi per ricostruire arrivino e che non vengano rubati da qualcuno“.
Terremoto Amatrice, il farmacista: intere famiglie distrutte, i morti aumenteranno
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