Terremoto, apriamo gli occhi: “prevedere” si può, l’Italia (e gli italiani) siamo nel Medioevo. Ecco tutta la verità

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Terremoto – No. Se pensate di leggere uno di quegli stupidi articoli complottisti che sostengono che il sisma che ha devastato l’Italia centrale era stato previsto per la notte del 24 Agosto alle 03:36 potete subito chiudere la pagina e andare altrove a cercare minchiate di cui riempire il vostro vuoto cervello. Infatti nel titolo quando diciamo “prevedere” usiamo le virgolette e più sotto spiegheremo cosa significa. E se pensate che parleremo degli “immigrati ospitati negli Hotel“, o della “magnitudo taroccata dall’INGV” a maggior ragione preferiamo non avervi tra i nostri lettori. Certo, in realtà ne parleremo: ma soltanto per smontare queste incredibili bufale nate dall’ignoranza della gente e dilagate per l’incredibile diffusione e popolarità dell’ignoranza della gente. Dare la colpa ai social network è altrettanto stupido: se nessuno condividesse e divulgasse quelle amenità, non avrebbero tale diffusione. Il problema è appunto uno solo: l’Italia, e gli italiani, siamo nel Medioevo. Ed ecco, allora, tutta la verità che in pochi (sempre meno) hanno la forza di scrivere. Già, è dura perchè bisogna partire da zero. Come se si parlasse a dei bambini. Proviamoci: non ci possiamo arrendere a cotanta ignoranza.

Iniziamo dai terremoti: in realtà si possono prevedere. E gli esperti lo dicono sempre. Infatti quando ascoltiamo il solito tormentone che “i terremoti non si possono prevedere“, gli esperti più onesti aggiungono sempre “con precisione“. I terremoti non si possono prevedere “con precisione”, ma in modo generico sì. Ci spieghiamo meglio: non possiamo prevedere quando una scossa si verificherà, ma sappiamo per certo dove si verificherà. Al 100%: ce lo dice la scienza in modo assolutamente inequivocabile.

Sappiamo per certo che un forte terremoto colpirà Messina e Reggio Calabria, che un altro colpirà Ragusa e Siracusa, un altro Catania, un altro Vibo Valentia, un altro Cosenza, un altro Sulmona, un altro Avezzano, un altro Potenza, un altro Pordenone. Quando diciamo “forte” intendiamo con magnitudo vicina o superiore a 7, quindi molto ma molto più violento di quello dei giorni scorsi ad Amatrice o del 2009 a L’Aquila. E in molti casi parliamo di zone densamente popolate anche da un milione di persone, cento volte più di Amatrice e Accumoli dove hanno perso la vita quasi 300 persone (e speriamo non siano di più). Sono molte di più le città in cui possono verificarsi terremoti di magnitudo vicina a 6, come quello di Amatrice o di L’Aquila o come nel 2012 in Emilia Romagna. Non possiamo sapere quando il terremoto si verificherà a Reggio e Messina, quando a Pordenone, quando a Sulmona, quando a Catania, quando a Potenza, quando a Cosenza, quando ad Avezzano, quando a Cosenza, quando a Ragusa e Siracusa, quando a Vibo Valentia. Ma è un dettaglio che poco importa: sappiamo per certo che si verificherà, ed è la cosa più importante.

L’Italia e gli italiani siamo al Medioevo: a queste certezze scientifiche rispondiamo dicendo che “speriamo il più tardi possibile“, o addirittura ci incazziamo sui social quando i siti (quelli seri) ricordano come stanno le cose, e vengono accusati di “allarmismo“, di “speculare sulle notizie” o addirittura di “portare iella“. Ma davvero è importante sapere quando si verificherà il prossimo terremoto? A una comunità sana e colta non fregherebbe proprio nulla.

Speriamo il più tardi possibile“, ma perchè? Cosa cambia? Se succede domani, o tra dieci anni, o tra una generazione quando non ci saremo noi ma ci saranno i nostri figli, che differenza fa? 

E ammesso che sapessimo anche quando si verificherà la scossa, con quanto anticipo dovremmo saperlo per non scatenare il panico e fuggire da una città? Non sarebbe comunque meglio costruire in modo corretto e vivere tranquilli a casa propria?

L’unico modo per difendersi dai terremoti è quello di abitare in costruzioni che rispettano le norme antisismiche. E nel terzo millennio (già da molti decenni, a dire il vero) esistono tecnologie (convenienti ed economiche) che consentono alle abitazioni più comode, avveniristiche e dotate di ogni confort, di rimanere in piedi anche con terremoti di magnitudo superiore a 9. Terremoti che in Italia non si possono verificare (infatti la scienza ci dice anche che i più forti sismi in Italia possono oscillare tra magnitudo 7 e magnitudo 7.5 nell’Appennino centrale, nello Stretto di Messina e nella Sicilia Sud/Orientale, le tre aree a più alto rischio).

Quindi perchè sarebbe importante sapere quando il sisma si verifica? Anzi: sapere dove colpirà senza sapere la data è un grande vantaggio. Significa che bisogna attrezzarsi subito, nell’immmediato. Perché può accadere anche domani. Ma noi potremo stare tranquilli sempre, nell’eternità. Se costruissimo in modo opportuno, non avremmo alcuna paura dei terremoti e non ci spaventerebbe l’incertezza sulla data delle scosse. Venissero pure quando gli pare, tanto non ci fanno nulla. Come ai tanti Paesi del mondo che, da italiani ignoranti e presuntuosi consideriamo “inferiori“, “in via di sviluppo“, di “terzo mondo” e invece hanno una cultura che noi (ex culla della civiltà) possiamo solo invidiare.

Tutti, infatti, parlano sempre del Giappone, della Nuova Zelanda, degli Stati Uniti d’America. Eppure tra i Paesi migliori da un punto di vista della sicurezza antisismica ci sono Cile e Perù. Messico e Indonesia. Iran e Turchia. Pochi mesi fa, il 17 settembre 2015, un violentissimo terremoto di magnitudo 8.3 ha colpito Coquimbo, in Cile. Sono morte 16 persone, quasi tutte a causa di un infarto provocato dallo spavento. E due anni fa, il 2 aprile 2014, un terremoto di magnitudo 8.2 colpiva la costa settentrionale del Cile provocando 7 vittime. Anche qui per la paura.

Potremmo andare avanti per ore. Persino l’Iran, l’Iran del regime di Hassan Rouhani, ha una cultura e una pratica antisismica ben più evoluta rispetto all’Italia: il 16 aprile 2013 un terremoto di magnitudo 7.8 ha colpito la zona di Khask, dove la popolazione è più densa rispetto ad Amatrice e Accumoli. Parliamo di magnitudo 7.8: le vittime furono 80. E quando il 27 febbraio 2010 il Pacifico veniva colpito da uno dei terremoti più violenti della storia dell’umanità (magnitudo 8.8), tra Cile e Perù il numero delle vittime si fermava a 500. Ma lì ogni anno si verificano diversi terremoti di magnitudo 6-7 senza vittime ne’ feriti ne’ crolli.

Noi italiani ci sentiamo superiori: invece siamo ignoranti e presuntuosi. C’è il terremoto e la colpa è dei politici, dei clandestini che stanno negli alberghi, dell’INGV che cambia la magnitudo, delle unioni civili per cui Dio ci castiga, delle scie chimiche o del laboratorio del Gran Sasso e del CERN. Che chissà cosa fanno e chissà quale mistero ci nascondono. Sputiamo fango su ciò di cui dovremmo andare orgogliosi. E le colpe sono sempre gli altri, mai di noi stessi.

Mai a pensare che se le case crollano è prima di tutto colpa nostra, che in quelle case ci viviamo e che per viverci le acquistiamo con tutti i risparmi di una vita. Dovrebbe essere l’acquisto più serio e responsabile che facciamo, invece quando le compriamo stiamo ben attenti alle rifiniture, devono avere le maniglie belle, ampi spazi, il parquet, i materiali più ricercati, possibilmente un bel panorama. Ma non ci informiamo mai sulle condizioni strutturali, sulla normativa antisismica, sulla sicurezza.

Certo, servono leggi più ferree ma soprattutto serve il controllo per farle rispettare (perchè le leggi in realtà ci sono e sono buone). Ma se – a prescindere da ogni legge – noi cittadini acquistassimo esclusivamente case sicure e antisismiche, se facessimo attenzione a questi fondamentali di sostanza anzichè focalizzarci sui dettagli della forma, non esisterebbero speculatori e non ci sarebbe neanche bisogno di leggi e controlli.

La realtà è che viviamo in una società finta, ci interessa solo apparire e non essere. Preferiamo la casa bella e abusiva e poi morire sotto le macerie dei terremoti, per versare come accade oggi lacrime di coccodrillo e addirittura salire sul piedistallo e accusare questo e quello. Quasi ci vergogniamo di chiedere all’agente immobiliare se quell’abitazione è costruita rispettando le norme antisismiche, invece dovremmo pretenderlo.

Ovviamente diamo sempre la colpa agli altri. Al Governo che ha subito stanziato 50 milioni di euro e chissà quanti altri ne stanzierà, così come a L’Aquila dove sta ricostruendo tutto lo Stato. Perché non c’è nessuna norma sui gradi: c’era, ma è stata abrogata. E non prevedeva i rimborsi statali soltanto per i terremoti di magnitudo superiore a 6, ma per i terremoti con danni superiori al 6° grado della scala Mercalli.

La scala Richter misura i terremoti in base alla loro intensità, e il dato può variare di stazione in stazione: per questo l’INGV ha certificato una magnitudo 6.0 e altri centri stranieri hanno parlato di magnitudo 6.2. Ma non cambia nulla, anche perchè esistono diversi tipi di “magnitudo”. E’ un discorso molto tecnico, ma se c’è un ente di cui in Italia ci si può fidare, quello è proprio l’INGV che rappresenta una grande eccellenza internazionale.

In Italia siamo così: abbiamo grandi eccellenze da una parte, all’avanguardia soprattutto nei settori della ricerca scientifica (dalla geofisica all’astronomia), e poi un popolino ignorante che ha anche il coraggio e la presunzione di sparlare di quelle eccellenze. La legge, dicevamo, era sul grado della scala Mercalli che non c’entra niente con la magnitudo: si calcola in base ai danni subiti dal territorio.

Com’è logico che sia: perchè chi sta in parlamento a legiferare magari farà anche i propri interessi ma almeno un cervello ce l’ha (vorremmo vedere se andassero lì i leoni della tastiera se pensassero prima alle loro tasche o a quelle degli altri, vorremmo vedere quelli che dicono “speriamo che il terremoto arrivi il più tardi possibile” con grande egoismo, cosa farebbero alla Camera o al Senato…). A differenza di chi fa il leone dietro lo schermo di un pc. E leggendo quest’articolo magari adesso si sentirà un coglione. Il terremoto di L’Aquila è stato classificato tra 9° e 10° grado della scala Mercalli, e tutti i danni li ha ripagati (e li sta ripagando) lo Stato (che poi siamo tutti noi). Sarà così anche per Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e gli altri comuni del Centro Italia colpiti l’altra notte: in base ai danni sul territorio, con ogni probabilità anche questo sisma sarà classificato sul 10° grado della scala Mercalli.

E vogliamo parlare degli immigrati? Tanti sono lì tra i terremotati a scavare a mani nude tra le macerie nella speranza di salvare qualche vita. Sono persone come noi che scappano dall’ISIS, dalla guerra, dalla fame. Non vengono ospitati negli alberghi e non hanno 35 euro al giorno: sono gli alberghi che, se vogliono, possono fare richiesta per ospitarne un numero e in quel caso ricevono (gli albergatori italiani) un indennizzo di circa 35 euro per ogni immigrato che ospitano, con l’unico scopo di garantirgli un minimo di vivibilità (cibo, medicinali, acqua, corrente elettrica, ecc. ecc.). E gli immigrati sono umani come noi italiani: c’è chi sbaglia, chi delinque, chi si lascia andare alla violenza. Proprio come noi italiani. Che però evidentemente non vogliamo prenderci le nostre responsabilità, e allora ogni scusa è buona per dare le colpe agli “altri”. Perché noi non ne abbiamo mai. In effetti è colpa degli immigrati o di Renzi se paghiamo 400 mila euro per una casa che magari avrà anche le maniglie d’oro come piacciono a noi, ma è costruita come nel Medioevo e crolla con un terremoto di magnitudo 6.

A proposito: tanti albergatori hanno espresso la loro grande disponibilità ad ospitare gratis i terremotati del Centro Italia. Alcuni hanno accettato e sono in Hotel (proprio come gli immigrati). Altri no perchè preferiscono stare in una tendopoli vicino casa, anziché spostarsi di molti chilometri. Quindi non c’è alcuna disparità di trattamento.

Non ci sono tendopoli per gli italiani e hotel per gli immigrati. C’è semplicemente un Paese a due velocità: quello con cuore e cervello, quello delle eccellenze, dei volontari, della solidarietà, di chi parla poco e fa tanto. E poi c’è quello dei parassiti, di chi non fa nulla e parla assai, preferibilmente dietro lo schermo di un pc.

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