Il terremoto di oggi al Centro Italia, al confine tra Lazio, Umbria, Abruzzo e Marche, è soltanto l’ennesimo forte sisma che negli ultimi anni scuote l’Italia centrale lungo l’Appennino. In modo particolare è il terzo forte terremoto che negli ultimi 19 anni colpisce la stessa area a distanza di pochi chilometri: prima il terremoto tra Umbria e Marche del 1997 (una sequenza molto lunga, con 11 vittime e la scossa principale di magnitudo 6.1); poi la catastrofe di L’Aquila del 6 aprile 2009 (magnitudo 6.3, 308 vittime) e oggi ancora un disastro nella stessa zona.
Ma c’è anche il terremoto del 31 ottobre 2002 in Molise, con 30 morti a San Giuliano di Puglia (magnitudo 5.8), i terremoti di 20 e 29 maggio 2012 in Emilia Romagna, nel cuore della pianura Padana ma sempre collegati allo stesso meccanismo spiegato per il sisma di oggi dal sismologo dell’INGV Alessandro Amato: “il tipo di movimento osservato dai dati sismici indica una faglia estensionale, simile a quella all’origine dei terremoti più recenti e vicini, ossia quello de L’Aquila del 2006 e quello di Colfiorito del 1997. Anche quei terremoti erano stati superficiali, avvenuti come questo alla profondità compresa fra 8 e 10 chilometri, cosa che spiega i forti scuotimenti“.
Il terremoto è avvenuto in una zona “ad alta sismicità”, nella quale storicamente si sono verificate forti scosse. Il forte terremoto più recente, di magnitudo 5.9, ha colpito Norcia nel 1979, altri forti terremoti sono avvenuti fra ‘600 e ‘700. Il più violento, di magnitudo stimata 7, colpì Norcia e Cascia nel gennaio 1703.
Il sismologo INGV Andrea Tertulliani ha aggiunto che scosse come questa che ha colpito il Centro Italia “sono state già registrate nei decenni passati” e “riteniamo che altre ne verranno”. “Già nel 1639 in quest’area è stato registrato un sisma ‘gemello’ al terremoto verificatosi questa notte”. In quell’anno, riferisce, “furono registrate scosse della stessa entità, a dimostrazione che stiamo parlando di una zona ad altissimo rischio sismico”. Ma quello del ‘600 non è l’unico terremoto che ha sconvolto nei secoli passati quest’area del Centro Italia.
“Anche nel 1703 -ricorda Tertulliani– ci fu una sequenza sismica molto intensa e che coinvolse un’area estesa nel territorio di Norcia”, molto simile a alla scossa che ha stravolto questa notte un’area fra il Lazio, l’Umbria e le Marche. “Il terremoto di questa notte, ribadisco, è avvenuto in un’area considerata ad altissimo rischio sismico, un’area dove i terremoti si ripetono con frequenza” evidenzia ancora il sismologo. Più di recente, “voglio ricordare il terremoto che ha colpito l’Umbria nel 1997” aggiunge ancora Tertulliani riferendosi al sisma che ha colpito Umbria e Marche nel 1997, un forte sisma che interessò parte delle due regioni dell’Italia centrale nel settembre-ottobre 1997 e nel marzo 1998, con una magnitudo di 6,1.
Senza dimenticare, prosegue ancora il sismologo dell’Ingv, il terribile terremoto de L’Aquila del 2009, un sisma che fu anticipato da una serie di eventi sismici, iniziati nel dicembre 2008, con epicentri nell’intera area della città, della conca aquilana e di parte della provincia dell’Aquila. La scossa principale, verificatasi il 6 aprile 2009 alle ore 3.32, ha avuto una magnitudo pari a 6,3.
Da non dimenticare, sempre sull’Appennino anche se più a Sud, il devastante terremoto dell’Irpinia il 23 novembre 1980 (Magnitudo 6.5, 2.914 morti) e quello più recente sul Pollino il 26 ottobre 2012, di magnitudo 5 con una vittima.