Terremoto, trema l’Italia Centrale: le probabili cause

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Ancora una volta assistiamo ad un evento sismico che sconvolge per sempre la nostra vita e le nostre abitudini e purtroppo non sarà l’ultimo. E’ utile, dunque, capire il perché di questo evento cercando di capire in breve la storia dell’Appennino centrale.

La catena ha iniziato a formarsi nel Terziario superiore, durante una fase di intense compressioni dovute alla collisione fra la placca europea e la placca adriatica. La conseguenza è stata un raccorciamento di tutta l’area tra Miocene superiore e Pliocene inferiore, quindi grossolanamente fra 10 e 5 milioni di anni fa.

Il raccorciamento è stato assorbito da una serie di sovrascorrimenti, dei quali uno caratterizza proprio l’area interessata dal sisma di questa notte, il “thrust di Olevano-Antrodoco-Sibillini” e ha coinvolto le grandi sequenze calcaree mesozoiche e terziarie abruzzesi e laziali, che si sono formate lungo il margine continentale della zolla adriatica. Più a est affiorano le sequenze sedimentarie che si sono deposte poco prima e durante la compressione e cioè le grandi serie arenacee come il Flysch piceno del Miocene.

Dopo la fase di compressione è iniziata una fase distensiva che continua ancora oggi; di conseguenza si sono formate una serie di faglie normali allineate lungo la catena.

La morfologia in superfice è un pendio ripido che delimita il lato di un bacino: ecco la faglia di Campo Felice – Cerasetto in Abruzzo responsabile del sisma.

lagaCome si nota dalle carte dell’INGV, anche la sequenza sismica odierna è allineata lungo la catena appenninica e il tensore dello sforzo dimostra che l’evento è dovuto al movimento lungo una faglia normale.

Per quanto riguarda l’impatto del sisma sulle costruzioni appare evidente che nonostante la magnitudo non sia stata elevatissima per quelle zone ha sicuramente influito molto la superficialità dell’ipocentro (<5 km); inoltre dalle immagini disponibili si nota la distruzione a macchia di leopardo, con zone di edifici collassati che si alternano a zone ad edifici rimasti sostanzialmente integri e se gli edifici in questione appartengono a diverse tipologie ed epoche costruttive, è molto probabile la presenza di fenomeni di amplificazione locale delle onde sismiche.

Appare dunque semplice una domanda: come difendersi da un sisma così devastante? Sapersi comportare in caso di terremoto, adottare le giuste misure di autoprotezione, essere pronti ad un sisma, risiedere in edifici costruiti con criteri antisismici può salvare la vita.

di Alfredo Geraci Geologo

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