Caratteristiche di Rio de Janeiro, le favelas colpiscono fortemente l’immaginario collettivo. L’origine del nome “favela” viene dalla Guerra di Convidos. Il paese di Convidos che sfidò il governo federale, fu costruito vicino ad una collina (Morro). Dopo la guerra del 1897, alcuni militari, ritornando a Rio de Janeiro, non ricevettero più il salario, ritrovandosi in grandi difficoltà economiche.
Senza risorse, si stabilirono nel Morro della Providencia, in baracche provvisorie, e presto questo luogo venne chiamato “Morro da Favela”, prendendo il nome dalla favela (Cnidoscolus quercifolius), una pianta resistente che cresceva in quella regione e causava una forte irritazione della pelle. A partire dagli anni 20, tutte le abitazioni di baracche costruite sulle colline di Rio de Janeiro presero il nome di favelas.
Queste pseudo-case si sviluppano caoticamente, divenendo sempre più grandi, degradate e pericolose. In esse povertà e criminalità sono la realtà di tutti i giorni; giorni scanditi dal traffico di droga e dalle guerre tra gang criminali.Le “case” costruite con diversi materiali di scarto, dai mattoni alle lamiere di Eternit, alcuni recuperati dalle immondizie e dalle discariche a cielo aperto, sono la testimonianza più lampante delle contraddizioni di un Paese in crescita.
Da un lato grattacieli e hotel di lusso, dall’altro baracche fatiscenti, con finestre tappate col cartone, l’intonaco scrostato e i bimbi che giocano per strada a piedi nudi.
Davanti a questa desolazione vengono in mente tutti gli sprechi di cibo e d’acqua del “nostro mondo”, quello Occidentale, considerato evoluto, quello in cui, nonostante la crisi, continuano a girare soldi.
E’ per questo che Papa Francesco, visitando le favelas in occasione della GMG, ha insistito sulla necessità di non restare insensibili alle diseguaglianze sociali, appellandosi a chi possiede più risorse, alle autorità pubbliche e agli uomini di buona volontà impegnati per la giustizia sociale per un mondo più giusto.