Nel pomeriggio del 7 settembre 1999, la capitale della Grecia veniva sconvolta da un forte terremoto. Il sisma, di magnitudo 5,9 Richter, ebbe il suo epicentro a meno di 50 km dal centro di Atene e causò il crollo di diversi edifici. Le vittime furono 143, 2000 i feriti, e gli edifici danneggiati più di 53.000.
La scossa si produsse pochi minuti prima delle 15 vicino alla città di Ano Liosia, a nord di Atene. Vennero fortemente danneggiati dal sisma altri centri abitati come Acarnas, Fyli e Thrakomakedones, ed i quartieri ateniesi di Kifissia, Metamorfosi, Kamatero e Nea Philadelphia. Rimase indenne l’area dell’acropoli. La linea elettrica rimase inattiva per circa tre ore ed andarono in tilt i telefoni, mentre tutta la popolazione si riversava in strada spaventata.
Collassarono a causa della scossa sia edifici di vecchia costruzione – ma non quelli storici – che quelli in calcestruzzo recentemente edificati, mettendo in evidenza un grave problema di edilizia non adeguata alla sismicità della Grecia. A crollare fu anche una fabbrica con dentro diversi operai al lavoro.
Il disastro del 7 settembre 1999 fu il più grave dei precedenti 20 anni in Grecia e prese di sorpresa i sismologi, che non si aspettavano scosse così vicine alla capitale. Atene infatti non aveva storicamente conosciuti terremoti particolarmente gravi nella sua storia sismica.
Poco meno di un mese prima, il 17 agosto 1999, un altro terremoto aveva devastato la vicina Turchia, stavolta causando danni ben più gravi e una quantità di vittime spaventose. Il terremoto di Izmit causò infatti oltre 17.000 morti.
Grecia, Turchia, Italia, sono le zone più sismiche d’Europa, come spiegato in questo articolo.