Astronomia, nane brune: realizzata una mappatura di stelle “mancate”

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Sono uno dei temi caldi dell’astronomia odierna e hanno l’aspetto di corpi celesti di dimensioni inferiori rispetto alle stelle e maggiori in confronto ai pianeti giganti: stiamo parlando delle nane brune, oggetti sempre più spesso sotto la lente degli studiosi per le peculiarità che le caratterizzano e che ne fanno una sorta di ‘ponte’ tra stelle e pianeti.

Le nane brune sono tornate agli onori della cronaca per un recente studio“A brown dwarf census from the SIMP survey” – pubblicato su The Astrophysical Journal e relativo alla scoperta e alla mappatura di nuove entità di questo genere. Lo studio è stato realizzato da un team internazionale di ricercatori, provenienti da varie istituzioni, tra cui il Carnegie Institution for Science di Washington e l’Università di Montréal.

Gli scienziati – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – hanno concentrato i loro sforzi sul cosiddetto ‘vicinato solare’, vale a dire su quelle regioni di spazio subito dopo i confini del Sistema Solare e, scandagliando una porzione di cielo pari al 28%, hanno individuato 165 nane brune particolarmente fredde, con temperature al di sotto di 2200 kelvin.

Troppo piccole per sostenere i processi di fusione che danno energia agli astri, queste stelle ‘mancate’ si raffreddano lentamente dopo essersi formate, si contraggono e si affievoliscono nel corso del tempo. La loro massa oscilla tra quella di una stella e quella di un pianeta gigante e uno dei motivi di interesse per gli studiosi è costituito appunto da questa loro natura ‘intermedia’, esemplificata nell’immagine in basso (Credits: Carnegie Institution for Science).

La scoperta e la successiva mappatura di queste fredde‘vicine di casa’ sono state effettuate con la fotocamera all’infrarosso CPAPIR (CameraPAnoramic Proche Infra-Rouge) in dotazione a due differenti telescopi.

Si tratta dell’OMM (Observatoire du Mont Mégantic) in Canada, utilizzato per osservare l’emisfero settentrionale, e del cileno CTIO (Cerro Tololo Inter-AmericanObservatory), con cui è stato scrutato l’emisfero meridionale.

I dati raccolti dalle osservazioni sono stati successivamente confrontanti con quelli del catalogo 2MASS PSC (Two Micron AllSky Survey Point Source Catalog).

L’individuazione di queste nuove nane brune, specie quelle solitarie e quindi più facili da osservare, consentirà di comprendere meglio i loro meccanismi di formazione, se ad esempio tali processi siano avvenuti in una situazione di isolamento o se siano connessi a sistemi planetari più ampi. Un terzo delle stelle mappate, infatti, presenta delle particolarità, specie nella composizione chimica.

Infine, secondo gli autori della ricerca, i dati raccolti aiuteranno a chiarire a quale frequenza le nane brune si presentino sia nel ‘vicinato solare’ sia in zone più remote, e ad approfondire le modalità di distribuzione della massa nell’Universo.

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