Anche in Italia sono entrate in vigore le norme dettate dalla direttiva 2013/35/UE relative alle misure minime di sicurezza e di salute da adottare in caso di ambienti di lavoro in cui esista il rischio di esposizione ai campi elettromagnetici.
I campi elettromagnetici sono qualcosa che non viene percepito dall’uomo, contrariamente a quanto accade per tante specie animali (come gli squali); pertanto non si vedono e non si sentono. E questo rappresenta un problema, perché tutto ciò che non si percepisce, non è troppo spesso soggetto alla nostra attenzione, né tanto meno suscita apprensione e pertanto, in assenza di una adeguata informazione, non fa scattare in noi alcun tipo di contromisura.
Ma cosa è un “campo”?
In fisica, il campo è la porzione di spazio in cui in ogni punto è possibile associare una grandezza fisica.
Per esempio, se accendiamo una candela, nel suo intorno percepiamo il campo di calore da essa emanato. Noteremo inoltre che la sensazione di calore aumenta avvicinandosi ad essa. Attorno alla candela potremo cioè dire che esiste un campo e che questo viene definito in ogni punto con la grandezza “temperatura”. Nelle vicinanze della candela un osservatore ne sentirà gli effetti calorici e questi saranno inversamente proporzionali alla distanza da essa e comunque correlati al valore che la grandezza temperatura avrà in quel determinato punto. L’osservatore potrà percepire il campo per il semplice motivo che i nostri sensi ci consentono di percepire il calore.
Cosa sono i campi elettromagnetici?
I campi elettromagnetici sono porzioni di spazio in cui si propagano le radiazioni elettromagnetiche (onde EM). Le onde EM sono fenomeni ondulatori (cioè si propagano come il moto ondoso del mare), sono generate elettricamente ed interagiscono con cariche elettriche.
Per approfondire l’argomento rimandiamo alla serie di articoli divulgativi:
Tuttavia noi non siamo attrezzati per rilevarle; ne possiamo solo percepire gli effetti che, in base ai valori assunti dal campo nel punto cui siamo sottoposti potranno essere del tutto irrilevanti o poco rilevanti, oppure si evidenzieranno nel lungo periodo se l’esposizione si dovesse protrarre per lungo tempo.
La legge specificata si occupa essenzialmente di definire la normativa applicabile in quegli ambienti di lavoro in cui esistono dispositivi in grado emanare onde elettromagnetiche in misura tale che i campi da essi prodotti possano assumere valori nocivi per l’organismo umano.
Quali possono essere le situazioni di rischio?
Tra i dispositivi elettromagneti in gradi di produrre campi di una certa intensità rientrano tutti gli apparati di telecomunicazione ed alcune macchine industriali, come le saldatrici o gli apparecchi elettromedicali come quelli della risonanza magnetica.
Precisiamo subito che i valori di campo diminuiscono con il quadrato della distanza dalla fonte per cui spesso una misura già sufficiente è quella di adottare, per le postazioni di lavoro, delle adeguate distanze di sicurezza da essa.
Ma quali sono gli effetti dei campi EM sulla salute?
Anche se esistono anche degli effetti non termici, l’effetto principale delle radiazioni elettromagnetiche sul corpo umano è il riscaldamento dei tessuti. In pratica, come succede che, avvicinandoci alla candela, ci scaldiamo perché acquisiamo parte dell’energia termica, generata dalla stessa e diffusa nel campo che la circonda, così i nostri tessuti immersi n un campo EM acquisiscono energia e si riscaldano.
L’effetto sarebbe devastante se entrassimo in un forno a microonde sufficientemente grande da consentirci di entrarvi, come accade se ci si dimentica un bicchiere di latte messo a scaldare.
Se, invece, i valori del campo sono molto più modesti, ma tuttavia in grado di interagire con i tessuti umani, gli eventuali danni dipenderanno dai tempi di esposizione e dalla ricorrenza degli episodi.
Una potenziale situazione di rischio esiste inoltre per i portatori di dispositivi medici come i pace-maker per possibili interferenze nel loro funzionamento.
Una delle novità della nuova legge, oltre alla definizione di nuovi limiti di esposizione, è l’introduzione dell’obbligo per il datore di lavoro, non solo di far valutare i rischi derivanti dall’esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici, ma di informare gli stessi, oltre che sulla presenza di detti rischi, anche sui possibili sintomi derivanti da esposizioni. La normativa sull’argomento è regolata dal D.Lgs. n. 192 del 18 agosto 2016 entrato in vigore il 2 settembre.