Il 22 settembre 2016 è l’equinozio d’autunno, il giorno che segna l’inizio della stagione che segue all’estate Eche precede l’inverno. Ma perché si chiama autunno? Cosa significa questa parola a cui spesso si associa metaforicamente il concetto di declino, di perdita della vitalità, dopo gli “splendori” della primavera e dell’estate? In realtà nell’etimologia di autunno è nascosta una sorpresa, che ci mostra come l’autunno sia tutt’altro che “decadenza” e “tristezza”.
Autunno deriva infatti dal participio passato del verbo latino “augere”. Augere, che significa “aumentare”, “arricchire”, diventa – con il suo participio passato – “auctus”, a cui è stata associata la desinenza -mnus. Ciò dà origine al latino autumnus, da cui poi tutte le lingue neolatine hanno tratto il nome della terza stagione dell’anno (Otoño in spagnolo, Automne in francese, Outono in portoghese, ed anche in inglese si dice Autumn – mentre negli USA è più usato il termine “fall”).
Dunque l’autunno non è, nell’etimologia latina, la stagione della decadenza, tutt’altro. È la stagione dell’abbondanza. Dopo l’estate infatti, è in autunno che si concentrano i grandi raccolti della frutta. In autunno si tengono le importantissime raccolte dell’uva, la vendemmia, e dell’oliva, per fare l’olio. In autunno si raccolgono le mele, le pere, le castagne, ed è anche la stagione di una serie di frutti “dimenticati” come la melagrana, il corbezzolo e le cotogne. Anche gli ortaggi riservano grande abbondanza in questa stagione, e l’ortaggio più famoso dell’autunno è la zucca.
Anche in termine metaforico legato alla vita delle persone l’autunno può essere considerato la stagione dell’abbondanza, intesa come quella parte della vita in cui si raccolgono i frutti di ciò che si è seminato in precedenza.