“E’ un abuso su un minore, un salto nell’abisso. In Belgio lo Stato decide la morte di un ragazzo mascherandola da terapia consensuale“. Lo dice alla Stampa il cardinale Elio Sgreccia, fondatore del Centro di Bioetica dell’Universita’ Cattolica e presidente emerito della Pontificia Accademica per la vita. “Ci aspettavamo questo abominio. Un anno fa in Olanda fu stipulato un patto tra un gruppo di pediatri e le autorita’ sanitarie: in pratica il ‘via libera’ all’eutanasia sui minori pur in assenza di una legge. In caso di gravi malattie da cui non si puo’ guarire, il Belgio ha inserito questo delitto nella propria legislazione. E a quel punto era chiaro che prima o poi la norma sarebbe stata applicata. L’ipocrisia ulteriore e’ la formula del consenso alle cure. Un crimine“.
“Si equipara l’atto deliberato di dare la morte ad un minorenne a una terapia per portare sollievo al malato. Ad aggravare il quadro e’ la bugia della consapevolezza. Si attende una liberatoria del paziente, come quando gli viene richiesto di acconsentire alla somministrazione di un purgante. Il parere aggiuntivo chiesto a un minore camuffa di falso rispetto quello che e’ un autentico abuso. Si applica la stessa formula che autorizza il ricorso alle cure. Come se dare la morte fosse una terapia. Un mostro giuridico senza eguali“. Sulla stessa linea Paola Binetti, deputata di Area popolare, intervistata da Qn. “Mi chiedo: era davvero impossibile evitare questo orrore?”. “Il fatto che sia stata utilizzata la parola eutanasia, mi induce a ritenere che si sia trattato di un deliberato atto di morte e non di una interruzione di cure. E’ una notizia di una gravita’ estrema“, sottolinea. “Dietro ogni protocollo di consultazione e verifica, anche studiato a tutela del paziente minore, puo’ nascondersi la forzatura di una coscienza fatalmente debole. Rischio che si moltiplica man mano che l’eta’ si abbassa. E la legge belga, diversamente da quella olandese, non prevede limiti per attuare una scelta che io giudico comunque sbagliata“.