Aumentano gli italiani che scelgono di ricorrere alla procreazione medicalmente assistita: il numero di coppie è aumentato del 19% negli ultimi 6 anni, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità (Iss). Una tendenza confermata dall’Ivi (Instituto Valenciano de Infertilidad), dove viene effettuato ben il 2% dei trattamenti di procreazione assistita in Italia. E dal mese di marzo i neonati italiani all’Ivi ‘romano’ sono stati 14 e altri 156 che sono in attesa di arrivare. A un anno dall’apertura di una sede della struttura spagnola a Roma, nel giugno 2015, infatti, il centro ha preso in cura 1.521 pazienti. Il 2015 si è chiuso con 472 prime visite, mentre nei primi 9 mesi del 2016 il numero si è più che raddoppiato (+122%). La struttura segue soprattutto pazienti nel Lazio (344, il 22,6%), 303 solo su Roma e provincia; seguono Lombardia (134 pazienti, l’8,8%), 69 di Milano, e la Puglia con 128 pazienti (8,4%) 59 su Bari e provincia (46%).
Circa il 62% dei trattamenti eseguiti riguardano la fecondazione eterologa (426), mentre circa il 29% ha effettuato un procedimento di procreazione assistita con gameti propri (198 trattamenti) e il 5,5% ha portato avanti un’inseminazione artificiale a fresco (38). Inoltre il 3,5% circa dei pazienti ha scelto la vitrificazione dei gameti, per un totale di 24 procedimenti, al fine di posticipare il ciclo di trattamento. Quanto ai cicli eseguiti direttamente in Spagna, per le famiglie italiane sono stati 6.567 tra il 2011 e il 2015, di cui 1.702 fecondazioni in vitro, 501 trattamenti d’inseminazione artificiale e 4.364 fecondazioni eterologhe (ovodonazione). Secondo il Gruppo la percentuale di coppie italiane che si sono rivolte a Ivi per la fecondazione in vitro in questi 5 anni è aumentata al di sopra del 4% (passando da 294 a 306 trattamenti, con un picco nel 2013 di 427 trattamenti). Diminuite invece le richieste per l’inseminazione artificiale passando da 104 trattamenti a 100 (-3,8%) e lo stesso vale per l’eterologa passata da 850 a 811, che segna un -4,6%, nonostante un picco nel 2013 di 924 trattamenti.
Quanto alla preservazione dei gameti, non viene effettuata dagli italiani per motivi oncologici, ma più per motivi sociali: si sceglie di ritardare volontariamente la maternità per cause socio-economiche. Su 22 preservazioni nel quinquennio 2011-2015, circa l’86% viene portata avanti da donne single, soprattutto fra i 19 e i 22 anni, e il 13,7% da pazienti all’interno di una coppia. “Negli oltre 25 anni di attività – commenta la direttrice del centro Ivi Italia, Daniela Galliano – abbiamo coltivato il rapporto con l’Italia, cogliendo le richieste delle coppie che si sono rivolte ai nostri centri in Spagna prima, e ora anche a quello di Roma, per realizzare il sogno di diventare genitori. L’ascolto è fondamentale nel nostro modus operandi, almeno quanto lo è il nostro impegno e la continua ricerca nella risoluzione dei problemi d’infertilità che ci permette di essere sempre all’avanguardia nella medicina riproduttiva“.