Fertility Day, Censis: il 60% degli italiani poco informato sul tema dell’infertilità

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Il 60% degli italiani si giudica poco o per nulla informato sul tema della infertilità: lo rileva il Censis nel giorno del ‘Fertility day‘. In particolare le persone meno istruite (la percentuale sale in questo caso al 79%), ma la scarsa informazione riguarda anche i laureati (50%). La tendenza a spostare in avanti nel tempo il momento in cui si decide di avere un figlio emerge anche dall’alta percentuale di italiani (il 46%) che ritengono che una donna che desidera un figlio deve cominciare a preoccuparsi solo dopo i 35 anni. Tra le cause di infertilità, la più citata (da poco meno di un terzo degli italiani) è lo stress. Il 44% pensa che dovrebbero trascorrere due anni e oltre dai primi tentativi di concepimento prima di avere il sospetto su possibili problemi di fertilità. In effetti, le coppie che stanno svolgendo un percorso di procreazione medicalmente assistita (Pma) nel corso del 2016 hanno fatto trascorrere mediamente 2 anni e 2 mesi dai primi tentativi falliti al primo contatto con il medico. Anche l’età media delle coppie che ricorrono alla procreazione medicalmente assistita tende a crescere, sia quella degli uomini (dai 37,7 anni del 2008 ai 39,8 del 2016) che delle donne (da 35,3 a 36,7 anni). E aumenta il tempo che trascorre tra i primi tentativi di concepimento e i primi dubbi (1 anno nel 2008, 1 anno e 3 mesi nel 2016). Mediamente dai primi tentativi al primo contatto con il medico sono passati 2 anni e 2 mesi, contro 1 anno e 8 mesi nel 2008. Il percorso si allunga ulteriormente per le coppie meno istruite e diventa di oltre 2 anni e mezzo. Inoltre, dopo il primo contatto con il medico trascorre oltre un anno (12,7 mesi in media) prima di rivolgersi a un centro di Pma. Una volta arrivate al centro, un terzo delle coppie attende in media meno di 3 mesi prima di accedere effettivamente ai trattamenti (si tratta soprattutto di coppie che si sono rivolte a centri privati: 49%). Il 42% delle coppie attende invece più di 6 mesi (e la percentuale raggiunge, in questo caso, il 61% tra chi si è rivolto a centri pubblici). Tra queste ultime, il 30% attende addirittura oltre un anno prima di accedere ai trattamenti.

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