Il cinema ha trattato spesso il tema dell’informatica celebrando i pionieri dell’era digitale da Bill Gates a Steve Jobs (I pirati della Silicon Valley, 1999; Jobs, 2012; Steve Jobs, 2015), a Mark Zuckerberg (The social network, 2010). Ora è grande attesa per ‘Snowden’, il nuovo film del tre volte premio Oscar Oliver Stone, che uscirà nelle sale americane il prossimo 16 settembre e in Italia il primo dicembre. La pellicola è ispirata alle vicende dell’informatico statunitense Edward Snowden, che con le sue rivelazioni ha dato il via allo scandalo Datagate nel 2013.
Ex informatico della Cia e collaboratore di un’azienda di consulenze della National Security Agency (Nsa), l’agenzia americana per la sicurezza interna, Snowden – come spiega l’Almanacco della Scienza del Cnr – è diventato famoso per aver rivelato, grazie alla collaborazione del giornalista del The Guardian Glenn Greenwald, i dettagli sui programmi di sorveglianza di massa dei governi statunitense e britannico. Delatore per alcuni, eroe per altri, l’informatico americano ci spinge con la sua vicenda a una riflessione sui rischi connessi alla società dell’informazione. Non è un caso che Stone, illustrando il suo film, abbia parlato di una nuova forma di capitalismo, quello della sorveglianza, che richiama il Grande Fratello di orwelliana memoria.
“La vicenda di Snowden è sicuramente attraente per la cinematografia a stelle e strisce, che ha dedicato molte opere alle personalità chiave della rivoluzione informatica”, commenta Anna Vaccarelli dell’Istituto di informatica e telematica (Iit) del Cnr. “Nel caso specifico, potremmo dire che la storia di Snowden si lega alle tecniche di data mining, ovvero quelle analisi matematiche effettuate su banche dati che permettono di estrarre, esplorare e utilizzare grandi quantità di informazioni”.
Le autorità americane hanno avuto ragione nel sostenere la necessità di adottare certi sistemi per garantire la difesa nazionale, anche e soprattutto a seguito dell’espandersi della minaccia terroristica internazionale. Tuttavia il dibattito sul ruolo svolto dai principali protagonisti della rete quali Google, Facebook o Apple, rimane aperto. “Il Datagate ha suscitato un notevole clamore internazionale, sia tra i governi, sia tra gli utenti della rete e nell’opinione pubblica. Grazie a Snowden abbiamo ora contezza pubblica dell’esistenza di strumenti per controllare le comunicazioni dei cittadini, come il programma Prism della Nsa, che consentiva il monitoraggio delle ricerche in rete, della posta elettronica, dei sistemi di messaggistica e altro ancora”, continua Vaccarelli. “Il Datagate ha anche indotto il sospetto che le grandi aziende abbiano fornito dati di utenti privati all’Nsa: è vero che tutte hanno negato, ma siamo tutti consapevoli che il web non è uno spazio sicuro in assoluto, anzi possiamo supporre che, con le competenze necessarie, ci sia chi è in grado di decifrare e aprire quasi qualunque documento presente in rete”.
Come difendersi, in questa situazione? Il film di Stone ripercorre le tappe di quello che appare come un caso di coscienza, presentandolo come un moderno esempio di resistenza del cittadino contro la presunta violazione dei suoi diritti. “Internet crea nuove e straordinarie opportunità di condivisione delle conoscenze e di sviluppo materiale e culturale dei navigatori, ma si presta anche a essere uno strumento di potere e questo impone un altissimo livello di attenzione da parte delle istituzioni democratiche”, conclude il tecnologo. “La difesa e la sicurezza dalle minacce esterne sono aspetti importanti, ma questa necessità deve essere contemperata con l’altrettanto importante tutela del diritto alla riservatezza, alla libertà di navigazione in rete, alla difesa contro gli abusi”.