Il 7 settembre del 1920 un fortissimo terremoto sconvolse l’Appennino Settentrionale, al confine fra Liguria e Toscana. Le aree più colpite furono la Garfagnana e la Lunigiana. Il terremoto, di magnitudo 6.5 Richter, si verificò alle 7.55 della mattina e creò gravi danni nelle province di Lucca e Massa Carrara.
L’intensità del terremoto, nelle zone vicine all’epicentro, fu del IX-X grado della scala MCS (Mercalli Cancani Sieberg) e la scossa provocò gravi danni in numerosi centri abitati. Più colpiti furono Vigneta (frazione di Casola in Lunigiana), Villa Collemandina (LU) e Fivizzano (MS). Danni di minore entità nelle province di Genova, Modena, Reggio Emilia e Pisa. I morti furono 171, i feriti 650.
L’Italia era stata colpita soltanto cinque anni prima dal terribile terremoto della Marsica, e dodici anni prima da quello di Reggio e Messina. Eventi sismici che avevano causato – sommati – centinaia di migliaia di morti.
La Toscana è, come tutte le regioni italiane, soggetta a terremoti. Le aree più pericolose sono quelle dell’Appennino – o prossime. Il 9 settembre si terrà a Firenze un convegno sulla microzonazione sismica nella regione.