Le rinnovate tecnologie a disposizione consentiranno nei prossimi anni previsioni meteo più affidabili e a più lungo termine, come annunciato nei giorni scorsi dal Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Termine (CEPMMT): la notizia potrebbe segnare un nuovo passaggio rivoluzionario per la scienza meteorologica che già negli ultimi anni ha compiuto enormi progressi. Per approfondire meglio l’argomento, abbiamo intervistato il dott. Piero Malguzzi, Ricercatore dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR e Responsabile del Gruppo di Modellistica Atmosferica. Commentando l’annuncio del CEPMMT, Malguzzi ha spiegato ai microfoni di MeteoWeb che “vi sono limiti teorici alla predicibilità dell’atmosferica che non possono essere superati, per cui previsioni meteorologiche deterministiche con scadenze oltre i 10-15 giorni risultano necessariamente incerte. Ciò che può essere migliorato oltre tale limite è la previsione della probabilità dell’occorrenza di determinati fenomeni, in particolare (ma non solo) di precipitazioni intense attraverso lo sviluppo di previsioni di ‘ensemble’ ad altissima risoluzione“.
In modo particolare, Malguzzi illustra su quali basi tecnologiche si fonda quest’ulteriore sviluppo della scienza meteorologica: “l’aumento costante della potenza di calcolo a disposizione del ECMWF ha permesso l’aumento della risoluzione spaziale della previsione deterministica, che è passata quest’anno da 16 a 9 km circa. Oltre a ciò vi è naturalmente il miglioramento dei modelli matematici di previsione, una descrizione sempre più accurata dello stato dell’atmosfera attraverso nuove piattaforme osservative, e non ultimo una migliore comprensione dei fenomeni atmosferici, frutto della costante ricerca internazionale in questo settore in cui anche il nostro Istituto opera. L’ECMWF rinnova i propri calcolatori circa ogni due anni. Ogni upgrade implica un’aumento della potenza elettrica impiegata, da cui la necessità di provvedere al dislocamento del centro di calcolo del Centro Europeo che ha raggiunto i limiti di potenza disponibili nelle sua sede attuale“.
E proprio a tal proposito, l’Italia ha candidato nei giorni scorsi Bologna come nuova sede del Centro Europeo presso il Tecnopolo. “Per ora si parla solamente del dislocamento del Data Center del ECMWF“, spiega Malguzzi che continua: “la sede principale del ECMWF, che comprende circa 300 unità di personale, rimarrà a Reading. Vi sono altre proposte a livello europeo piuttosto ‘forti’, in particolare quella dell’Islanda e quella olandese. Bologna presenta aspetti positivi, in particolare la presenza di numerosi enti che operano nel settore della meteorologia, del clima e del ‘high performance computing’, oltre ad un’elevato livello di interconnessione. Tuttavia uno dei fattori che peserà nella decisione sarà la capacità di produrre l’energia necessaria anche da fonti rinnovabili“.
Sulla falsariga di quanto già dichiarato a MeteoWeb dalla Direttrice Generale del CEPMMT Florence Rabier nell’intervista di due giorni fa, l’esperto del CNR considera “difficili da quantificare al momento” i vantaggi della scelta di Bologna per il territorio e per il nostro Paese. “Ci sarebbero evidenti ricadute e sinergie con l’attività presente sul territorio, ma anche rischi ambientali legati alla qualità dell’aria. Molto dipenderà anche dalla disponibilità futura del ECMWF a cambiare sede” dice Malguzzi.
Tornando alla prospettiva del nuovo “upgrading”, il ricercatore ci spiega che “sicuramente i previsori avranno a disposizione mappe a più alta risoluzione e dovranno gestire sempre più previsioni di tipo probabilistico (cosa che peraltro già fanno)“.
Malguzzi conferma anche come ECMWF “sia già da diversi anni leader mondiale per le previsioni meteorologiche globali a medio termine. Inoltre realizza previsioni probabilistiche su scala mensile e stagionale“.
Sul ruolo dell’Italia in questo contesto, Malguzzi spiega che “oltre alle attività di ricerca già accennate, sarà compito dei servizi meteorologici nazionali o regionali realizzare previsioni ad altissima risoluzione (1 km), partendo dalle previsioni globali dell’ECMWF o da quelle di altri centri similari. Si tratta di un compito importante che non viene (e non verrà) coperto dal Centro Europeo, ma lasciato ai servizi dei singoli paesi. Sotto questo aspetto l’Italia e’ dotata di competenze all’altezza della situazione“.
Infine, sulla cultura meteorologica e sul rapporto tra la popolazione e le previsioni meteo (vissute troppo spesso con estremo scetticismo) Malguzzi parla di “problema di comunicazione, di comprensione di quello che viene comunicato (anche da parte dei ‘decisori’), e quindi di educazione a previsioni probabilistiche. Il discorso e’ molto complesso e andrebbe affrontato con esperti in questo specifico campo. In generale, più l’evento che si vuole predirre è estremo, maggiore è il numero di falsi allarmi che la popolazione deve accettare, con tutte le implicazioni economiche che ne conseguono. Non vi è la consapevolezza necessaria su questi aspetti nell’opinione pubblica, e spesso neanche nei mezzi di informazione“.