La serie di terremoti che ha colpito l’Italia non ha fatto solo vacillare e crollare centinaia di edifici ma ha minato in profondità le certezze di milioni di italiani.
La resistenza ai terremoti è quindi uno dei criteri indispensabili che le costruzioni devono rispettare e sin dagli anni Settanta apposite leggi stabiliscono i requisiti che i progettisti devono osservare per le nuove costruzioni e per la ristrutturazione di quelle esistenti. Se le cose sono state fatte bene, un immobile costruito certamente dopo il 2009 è sismicamente adeguato. Ma quanto può “reggere” un’abitazione degli anni 80’-90’? La sua sicurezza va valutata in base alla complessità e dimensioni dell’edificio, al livello di conoscenza degli elementi strutturali e ai documenti resi disponibili dal committente, procedendo con la raccolta dei dati esistenti, alla valutazione della vulnerabilità sismica dell’edificio, predisponendo un rapporto finale con un progetto preliminare di adeguamento sismico.
Per evitare il crollo di pareti e solai, negli edifici già costruiti occorre utilizzare la tecnica dell’incatenamento e della tirantatura dell’edificio. Importante l’intervento di un tecnico specializzato, in quanto un edificio antisismico deve resistere a torsioni, flessioni, deformazioni, tagli, vibrazioni, fessurazioni, tensioni, corrosioni. Il costo di un edificio costruito secondo criteri antisismici può essere superiore del 30% rispetto a uno tradizionale, ma naturalmente l’investimento, oltre che essere importante per l’incolumità degli abitanti, risulta ammortizzato a fronte della minore necessità di spese per eventuali riparazioni o addirittura ricostruzioni dovute a danni da terremoto.