L’area della sequenza sismica che ha colpito Amatrice lo scorso 24 agosto e’ “classificata come una delle zone piu’ ad alto rischio sismico in Italia e a piu’ alta vulnerabilita'”. E’ stata dedicata ad Amatrice e al terremoto dello scorso agosto la sessione speciale dell’88esimo congresso della Societa’ geologica italiana, a Napoli fino a domani, 9 settembre. Nella sessione sono stati illustrati i dati raccolti dopo il sisma dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Protezione Civile, Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente del CNR e da un team di ricerca internazionale. Ed e’ emerso, tra l’altro, che in alcune localita’, tra cui Amatrice, il livello di danneggiamento ha raggiunto il X grado della scala Mercalli. “Si tratta – ha spiegato Paolo Galli, del Dipartimento nazionale della Protezione Civile – di un livello comparabile a quello di terremoti di magnitudo molto superiore, come quello dell’Irpinia del 1980”. “La sessione della Sgi sul terremoto di Amatrice del 24 agosto 2016 – ha commentato il presidente di Ingv, Carlo Doglioni – ha dimostrato come l’analisi dei terremoti e lo studio dei loro meccanismi e’ necessariamente multidisciplinare. Gli interventi hanno illustrato un’enorme mole di dati raccolti dalla comunita’ scientifica in soli 10 giorni, partendo dall’analisi sismologica pura, alle informazioni sui movimenti verticali rilevati dai satelliti, i movimenti cosismici registrati dai siti Gps, l’analisi geologico-strutturale dell’area, le anomalie geochimiche e le frane sismoindotte.
La sessione e’ stata un momento importante per la comunita’ delle geoscienze che vuole mettere tutte le sue competenze al servizio della societa’ civile”. Il terremoto, come ha spiegato Paola Montone, ricercatrice dell’Ingv, “riflette le caratteristiche proprie dell’Appennino Centrale caratterizzato da un regime di sforzi estensivi perpendicolari all’asse della catena stessa. I meccanismi focali sono del tutto simili a quelli ottenuti per le sequenze sismiche di L’Aquila 2009, Colfiorito 1997 e Norcia 1979″. Ad oggi, come ha proseguito, la sequenza sismica e’ contraddistinta da un evento principale di Magnitudo 6.0, da 1 evento di Magnitudo 5.3 e da 11 eventi di Magnitudo superiore a 4”. I ricercatori di Ingv hanno raccolto dati sismologici (al momento sono stati localizzati 6000 eventi); dati di terreno delle deformazioni di superficie (faglie e fratture); dati geodetici per lo studio della deformazione cosismica; dati satellitari Sar; dati macrosismici e studi di sismicita’ storica per il rilievo dei danni; dati geochimici; dati di accelerazioni del suolo; dati di risentimento del terremoto da parte della popolazione. Terremoti, eruzioni, frane e alluvioni, saranno al centro domani di uno degli appuntamenti del congresso della SGI: la tavola rotonda dal titolo “Un rischio calcolato? L’uomo di fronte ai fenomeni naturali, tra studio delle cause e governo delle conseguenze”.
Tra gli altri parteciperanno Fausto Guzzetti, Direttore dell’Irpi (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica), Sergio Bertolucci, Presidente della Commissione Grandi Rischi. La tavola rotonda sara’ preceduta dalla conferenza “Tra Scilla e Cariddi: communicating geology to the public”.