Adesso possiamo dirlo in modo praticamente “ufficiale”: il terremoto dello scorso 24 Agosto ad Amatrice e nell’Italia centrale non ha insegnato nulla, almeno all’opinione pubblica e alla massa del popolino italiano che si riscopre più fatalista che mai nonostante ha appena subito l’ennesima tragedia. Anziché sbagliare dai nostri errori, preferiamo perseverare. Adesso l’auspicio è che almeno la classe dirigente non faccia alcun passo indietro rispetto ai buoni propositi sbandierati in questi ultimi giorni, perchè è opportuno ribadire un concetto basilare: a uccidere non è mai la natura (che siano terremoti, eruzioni, alluvioni, tsunami o altri fenomeni naturali), ma sempre e solo l’imprudenza, l’incoscienza e l’ignoranza umana.
In un nostro editoriale dello scorso 26 agosto delineavamo un quadro delle bufale post-sisma e delle lacrime di coccodrillo versate nel “day after“. Oggi, dopo oltre 2 settimane dal disastro appenninico, possiamo soltanto rabbrividire di fronte all’atteggiamento ignorante delle masse di fronte a una classe dirigente che cerca di aprire gli occhi sulla prevenzione e sulla cultura della consapevolezza dei rischi.
La protezione civile e il governo, con il supporto del CNR e di tutti gli altri enti governativi del settore stanno cercando di sensibilizzare la popolazione sulle buone pratiche di protezione civile, una sorta di campagna “Io non rischio” a martellamento quotidiano pochi giorni dopo la tragedia del Centro Italia. Ma non serve a nulla, destinati come siamo a cadere dal precipizio verso cui ci dirigiamo. Un atteggiamento da “Game Over” dell’umanità. Ma fortunatamente non in tutti i Paesi ragionano così (vedi Cile e Perù, tanto per non citare sempre l’inflazionato Giappone da cui comunque avremmo molto da imparare).
Anche la stampa sta facendo il suo lavoro: inchieste, interviste, approfondimenti che ribadiscono e sottolineano, regione per regione e città per città, quali sono i rischi concreti. Reali. E qui si evidenzia l’atteggiamento troglodita dell’italiano medio: “siete solo allarmisti, terroristi, portate sfiga“. Ecco, la sfiga. Il terremoto arriva perchè siamo sfigati. E perchè MeteoWeb (sulla base delle evidenze scientifiche) aveva scritto che poteva arrivare, riportando il parere di esperti e scienziati.
Non è Dio a punirci, anche se probabilmente vorrebbe farlo anche lui. Ma se continuiamo a morire per terremoti di magnitudo 6 è soltanto colpa della nostra troglodita ignoranza, e sarà così anche in futuro finché il livello medio dell’opinione pubblica sarà quello della “sfiga“, del “non si può prevedere“, del “speriamo il più tardi possibile“.
Abbiamo già scritto che non è vero asserire che “i terremoti non si possono prevedere“, soprattutto nell’intenzione di utilizzare questa frase come pretesto per giustificarsi come a dire “non si può fare nulla, non è colpa nostra, che fine ha fatto Dio, noi non possiamo farci nulla. Amen“.
E’ vero che i terremoti non si possono prevedere con precisione, nel senso che non si può sapere quando una determinata scossa si verificherà. Ma sappiamo già le cose più importanti: quali località saranno colpite e quali invece no, e quale sarà l’intensità del terremoto che si verificherà (prima o poi) in quelle città. E quando diciamo che si verificherà “prima o poi”, intendiamo dire che prima o poi si verificherà sicuramente. Perché non c’è nulla che possa mettere in dubbio che i terremoti continueranno a verificarsi nei secoli dei secoli lì dove ci sono faglie attive, dove la storia geologica e i movimenti delle placche ci consentono di sapere con precisione che tipo di terremoti si verificheranno (prima o poi), senza alcuna ombra di dubbio. Non c’è quindi nessun “speriamo di no“, perchè non c’è speranza che tenga. Si verificherà sicuramente.
Non c’è alcuna possibilità, ad esempio, che Messina, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Lamezia Terme, Ragusa, Siracusa, Catania, Benevento, Campobasso, Sulmona, Avezzano, L’Aquila e altri comuni minori, avranno terremoti devastanti, di magnitudo compresa tra 6.9 e 7.5, ben più disastrosi rispetto a quello di due settimane fa ad Amatrice e per giunta in aree molto più densamente urbanizzate e popolate. Certo, non sappiamo se questo “big one” Mediterraneo si verificherà prima a Messina o a Benevento, a Lamezia Terme o a Ragusa, ne’ se capiterà domani o tra cinquanta anni. Ma sappiamo che capiterà, e che sarà così forte.
Dirlo, scriverlo, urlarlo, ripeterlo ogni giorno sempre più forte, non significa affatto “allarmare la gente”, “portare sfiga” o fare “terrorismo mediatico”. Significa tentare di sensibilizzare una popolazione tristemente fatalista ad aprire gli occhi, a fare molta attenzione alle abitazioni in cui si decide di andare a vivere, perchè se viviamo in case che cadono in caso di terremoto (e a volte anche senza…) non è soltanto colpa di chi le ha costruite e di chi gli ha consentito di costruirle in quel modo. La responsabilità principale, infatti, è nell’incoscienza di chi accetta di vivere in queste condizioni, acquistando la propria casa con molta attenzione perchè sta spendendo i risparmi di una vita, ma focalizzandosi a volte anche in modo maniacale e ossessivo sugli infissi, sulle maniglie, sulle mattonelle e persino sui sanitari rimanendo completamente indifferenti rispetto a ciò a cui invece dovrebbe prestare più attenzione, cioè la struttura antisismica.
Nel 2016 si possono realizzare costruzioni in grado di resistere a scosse sismiche di magnitudo 9 (che in Italia non si possono verificare, lo vedete che non siamo così sfigati?). Figuriamoci nel nostro Paese, dove appunto i terremoti più forti possono avere una magnitudo compresa tra 7 e 7.5: dovremmo avere costruzioni assolutamente sicure in ogni paese e città, e il terremoto non ci dovrebbe affatto spaventare.
Ma noi siamo fatti così:
La nostra cultura è fatalista, oltre che isterica. Non bastano i morti, le lacrime, i pianti. E ben vengano le amatriciane solidali, perchè nel cuore dell’Appennino c’è gente che ne ha davvero bisogno. Ma sarebbe meglio aprire gli occhi una volta per tutte, per non dover piangere più in futuro.
Invece “Tutto cambia affinché nulla cambi”, neanche la terra che trema serve a scuoterci dalla nostra troglodita ignoranza.