Chiamato anche “il tetto dell’Umbria” per la sua fantastica posizione, il borgo di Castelluccio di Norcia è uno dei luoghi più colpiti dal terremoto del 24 agosto.
Questo piccolo paese sorge a 1450 metri s.l.m, dista circa 30 km da Norcia ed è un luogo d’incontro di tradizioni, leggende, natura incontaminata, suggestiva e unica. Posto in cima ad un colle che si si eleva sull’omonimo altopiano (a sua volta suddiviso in Piccolo, Grande e Perduto), con di fronte l’imponente e maestosa cima dal Monte Vettore che, con i suoi 2476 mt è la cima più alta della catena dei Monti Sibillini, Castelluccio, prima di assumere l’attuale nome, era chiamato anche Castello dei Senari e Castel di Monte Precino, da “presa”, prato o pezzo di terreno oppure da “apricus” (soleggiato, esposto al sole).
L’attuale nucleo nacque nel XIII secolo ma a seguito di alcuni studi effettuati si desume che la sua fondazione possa essere ancora più antica. Sul territorio sono state rinvenute monete in bronzo romane col ritratto dell’imperatore Claudio II il Gotico, oggetti in terracotta e la tomba (non datata) di un soldato lungo la strada che conduce a Forca di Presta, punto obbligato di passaggio tra la valle del Tronto e la Valle del Nera, tra il Piceno e la Sabina. Castelluccio, considerando la sua posizione strategica, nacque come presidio dei confini comunali e per controllare i pascoli di Norcia. I castellucciani avevano un ruolo preponderante nella lotta contro le pretese territoriali di Visso, godendo di terre, franchigie e privilegi comunali se avessero mantenuto continuamente la residenza al Castello.
Il fascino di Castelluccio sta nei vicoletti, nelle vie strette e intricate, nelle case addossate le une alle altre, invecchiate dal tempo e dalle intemperie, così come suggestivi sono le strutture fortificate ed i balconi fioriti. Sui muri delle case di Castelluccio campeggiano scritte in calce bianca, indecifrabili e affascinanti al tempo stesso, comparse agli inizi degli anni 60’ sui muri,seppur incomprensibili ai più per il dialetto usato e per le frettolose modalità di scrittura. In poco tempo, queste frasi finirono sulla bocca di tutti, facendo il giro del piccolo borgo. Adducevano a screzi avvenuti e, molto spesso, si riferivano alle belle paesane. Gli autori non furono mai colti in flagrante e le scritte si moltiplicarono, divenendo sempre più articolate e complesse.
Fu l’inizio di una nuova era. Questa forma di satira divenne sempre più popolare, raccontando le abitudini e le gesta degli abitanti del piccolo luogo. Il maggiore monumento storico-artistico è la Chiesa di Santa Maria Assunta, che custodisce una pregiata scultura lignea raffigurante una Madonna con Bambino(1499) attribuita a Giovanni Antonio di Giordano, maestro scultore di Norcia. Nella Chiesa vi è uno splendido quadro dedicato alla Madonna protettrice dei deltaplanisti, sport che trova nell’altopiano di Castelluccio l’ambiente ideale. Ma Castelluccio è nota anche per la sua lenticchia, il prodotto più rappresentativo, simbolo gastronomico del paesino. Essa, che ha ottenuto il riconoscimento IGP (Indicazione Geografica Protetta), viene seminata dopo che la neve si è definitivamente sciolta e la sua raccolta (carpitura) non va oltre il mese di agosto, eseguita un tempo esclusivamente a mano. Si tratta di un prodotto di nicchia, delicato, del diametro medio di circa 3 mm, dalla buccia sottile e tenera che ne consente direttamente la cottura senza la fase di ammollo.
L’evento turistico più importante di Castelluccio di Norcia è la fioritura: dalla fine di maggio ai primi di luglio gli altopiani si tingono di mille colori grazie alle fioriture di papaveri, fiordalisi e margherite che creano un’immensa tavolozza impressionista la quale, al variare delle temperature, lascia spazio ad ampi pascoli che diventano, poi, tenere erbette e gustoso fieno, prima di essere ricoperti da una soffice distesa di candida neve. Castelluccio di Norcia è il paradiso del volo libero. La specialità più praticata è quella del parapendio, facilitata dagli alti picchi delle montagne e dalla quasi assenza di tralicci. Dalla primavera all’estate uno degli sport più diffusi è l’equitazione, praticata in sempre più numerosi maneggi.
Nel luogo si praticano escursioni nella natura incontaminata, trekking, mountain bike. D’inverno, quando l’altopiano si ricopre di neve, lo sci diviene lo sport predominante e le specialità preferite sono la discesa e il fondo. Grazie alla presenza di numerosi fiumi e torrenti, si è diffusa soprattutto fra i giovani la pratica del rafting e la specifica conformazione carsica delle rocce che crea anfratti diventa l’ambientazione ideale per i corsi di sopravvivenza. Tra le altre attività: il birdwatching, il tiro con l’arco e le arrampicate su roccia. Secondo la tradizione orale nel piano di Castelluccio esistono due rarissime erbe: la Sconcordia e l’Antimonio. La prima ha radici a forma di mani e, quando si coglie, geme sangue. È usata per filtri e pozioni. L’Antimonio ha forma di un bambino a testa in giù. Provoca la morte di chi osa strapparla dal terreno e per coglierla bisogna svellerla, attaccandola con una corda ad un animale (un cane o un asino), il quale morirà. La pianta sradicata manderà un grido e provocherà spaventose tempeste. In tutto il mondo crescerebbe soltanto in cinque luoghi.