“La legge lo vieta espressamente, ma purtroppo – spiega l’associazione AIDAA in una nota – le segnalazioni a volte anche confermate come quella degli accampati alla periferia di Roma che nelle scorse settimane ha fatto il giro delle televisioni e dei giornali lo confermano: è in forte ripresa il consumo di carne di gatto. Il fenomeno che negli anni scorsi era sceso rispetto al passato ed era circoscritto a poche realtà locali sparse prevalentemente tra il veneto occidentale e le provincie di Cremona e Ferrara, ora sta tornando ad espandersi. Secondo i dati in possesso di AIDAA nel corso del 2015 sono stati circa 4.000 i gatti finiti in padella, cifra abbondantemente superata in questi primi nove mesi del 2016. Non si parla più dei soliti mangiagatti che cucinano i felini spesso abbattuti durante la caccia, ma di nuovi poveri. Sono diverse le segnalazioni che ci sono giunte da Roma, cosi come da Milano dove pare che nella zona delle case popolari non molto distante dallo stadio vi sia da mesi una sparizione costante di gatti (alcuni residenti hanno anche specificato che questi gatti vengono catturati e poi portati via da un presunto ristoratore, ma la segnalazione è in fase di controllo), diverse segnalazioni sono giunte anche dal Bresciano e dalla Bergamasca per rimanere in Lombardia, mentre segnalazioni di sparizioni aumentate con l’incremento della presenza di profughi o di nuovi poveri (spesso zingari) stanno arrivando anche da Torino e dalla provincia di Caserta. Complessivamente tenendo conto delle varie segnalazioni si può stimare in oltre 5.000 il numero di gatti uccisi e mangiati in questi primi nove mesi del 2016.”
AIDAA: mangiati 5000 gatti da inizio anno
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