Alluvione di Firenze 1966: il racconto nelle lettere dei cittadini al sindaco

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“Gli alluvionati e il loro sindaco”: è il titolo della mostra allestita nella Casa Studio di Piero Bargellini, in via delle Pinzochere a Firenze in occasione del 50° anniversario dell’alluvione dell’Arno, ricca di testimonianze inedite legate al primo cittadino in carica nel novembre del 1966. Curata da Annegret Hoehler e Gregorio Nardi, curatore dell’Archivio di Piero Bargellini, l’esposizione è organizzata in collaborazione con l’Associazione Nazionale Case della Memoria e con la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana. La mostra a Casa Bargellini, fino al 13 novembre, presenta materiale inedito, non solo emozionante per lo speciale significato simbolico, ma anche utile per comprendere il rapporto tra i cittadini e il loro sindaco in quei tragici giorni: lettere, documenti, fotografie, testimonianze dalle carte inedite del sindaco dell’alluvione.  La mostra è dedicata al ricordo di Bernardina Bargellini Nardi, che fino all’ultimo giorno di vita l’ha preparata con cura. Non mette al centro l’alluvione, ma ai suoi protagonisti: i fiorentini, soprattutto quelli poveri, che si videro portar via dall’acqua i mezzi di sostentamento. La loro voce riemerge da centinaia di lettere indirizzate al sindaco e conservate nell’Archivio di Piero Bargellini, insieme ai suoi diari e a quelli della moglie Lelia. Vi si leggono parole come queste: ”Signor Sindaco non sono abituato ad elemosinare, però in questo momento non vedo altra via d’uscita che rivolgermi a Lei e chiederLe di aiutarmi. Se crederà opportuno farlo, La prego di scavalcare le tante forme burocratiche, perché altrimenti tutto sarebbe inutile”. ”Abbiamo perduto tutto – scrive un altro fiorentino – casa, macchina, bottega, ma non il coraggio. E quest’ultimo ci e? venuto in particolar modo da lei signor Sindaco, che, ogni giorno vedevamo passare ora sereno, ora accigliato. E ci dava questa sua presenza l’impressione che tutti noi fossimo suoi figli e lei come un buon padre corresse a confortarci, a tirarci fuori da questa orribile melma, che in poche ore ha distrutto anni di sacrifici e tutti i nostri sogni.” Vicino alle lettere, non mancano in mostra i libri della biblioteca di Bargellini, alcuni ancora coperti di fango, le dediche di Soffici o di Bontempelli, le lettere di Lisi e le poesie di De Pisis e molto altro. In programma anche la presentazione di due pubblicazioni. La prima ripropone (in versione ampliata) il volume ”L’alluvione di Piero Bargellini” di Polistampa, un dettagliato resoconto dell’avventura del sindaco narrato dalla figlia Bernardina e corredato di ricca documentazione. La seconda pubblicazione è il nuovo libro ”Voci dall’alluvione. Lettere al sindaco Piero Bargellini e sua moglie Lelia, 1966-67” curato da Annegret Hoehler ed edito dalla casa editrice Cdev. Quest’ultimo raccoglie una selezione delle centinaia di lettere di alluvionati indirizzate al loro Sindaco: straordinari documenti nei quali i fiorentini cercano un interlocutore, un testimone, descrivono lo stato della famiglia, della casa, del lavoro e invocano soccorso. “Da queste lettere – spiega il vicepresidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria, Marco Capaccioli – vediamo che il sindaco è percepito come il patrono della città e che a lui ci si rivolge di conseguenza. Sappiamo dai ringraziamenti che le richieste talvolta vengono esaudite. Il sindaco attinge direttamente agli aiuti che arrivano da tutto il mondo e invia un assegno da quaranta o cinquantamila lire. Non ci sono passaggi burocratici. La trasparenza è diretta, l’onestà è scontata“. “È una mostra bellissima – ha commentato la vicesindaco di Firenze, Cristina Giachi, intervenendo all’inaugurazione – perché è raro vedere documenti e materiali storici nei luoghi di cui questi stessi parlano. Questo ci permette di tramandare, anche ai più giovani, una memoria viva e non paludata. La figura di Bargellini è legata all’Alluvione non solo per il suo ruolo istituzionale, ma soprattutto per un lato prettamente umano. Mi ha sempre colpito il fatto che i fiorentini sentissero la libertà di rivolgersi a lui, al loro sindaco, per necessità piccole e grandi, urgenti e meno urgenti, in un dialogo diretto e aperto“. “Il programma delle manifestazioni promosse per ricordare l’alluvione del 1966 ha davvero poco di rituale – spiega il presidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria, Adriano Rigoli – Le iniziative prese soprattutto dal ‘Comitato Firenze 2016’ prima, e da ‘Toscana 2016’ dopo, hanno due obiettivi: approfondire la conoscenza di quella stagione variegata, salvandone la memoria, e adoperarsi, allo stesso tempo, perché quei fatti non si ripetano“.

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