Astronomia: la produzione di stelle è diminuita rispetto al boom dell’Universo primordiale

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L’Universo è in crisi di produzione. Si formano meno stelle rispetto al passato. Lo afferma un team di astronomi dell’University of California, Riverside, in una ricerca pubblicata sui Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

Gli scienziati Usa hanno analizzato l’evoluzione delle galassie nella storia dell’Universo, vecchia di circa 13,7 miliardi di anni, attraverso gli spettri di emissione dell’ossigeno. Un’analisi che dai giorni nostri ha portato gli astronomi a risalire fino a 12,5 miliardi di anni fa. Quando, cioè, il Cosmo aveva poco più di un miliardo di anni di vita.

I cambiamenti spettrali, secondo gli studiosi, sono legati al fatto che nell’Universo primordiale le stelle più giovani e calde ionizzavano l’ossigeno. Un fenomeno spia delle condizioni fisiche dei gas all’interno delle prime galassie. Che sono mutate nel tempo.

Un modo per studiare le condizioni dei gas nelle regioni delle galassie caratterizzate da un’intensa formazione stellare è attraverso i loro spettri di emissione”, sottolinea Ali Ahmad Khostovan, primo firmatario dello studio.

Secondo gli astronomi Usa, il tasso di formazione stellare nelle galassie non è sempre stato lo stesso. Era elevato nei primi due o tre miliardi di anni dopo il Big Bang. Poi si è ridotto nel tempo. Fino ad arrivare a una vera e propria crisi di produzione, che caratterizza l’attuale Universo.

La ricerca – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – è stata condotta su circa 7000 galassie, studiate attraverso una serie di telescopi basati nelle isole Hawaii, e con il telescopio spaziale a infrarossi Spitzer.

I risultati dello studio, secondo gli autori, saranno utili per comprendere il ruolo dell’ossigeno sull’evoluzione delle prime galassie. Dati preziosi per le future osservazioni del successore di Hubble, il James Webb Space Telescope, il cui lancio è in programma nel 2018.

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