Cosimo de’ Medici: chi era davvero il Pater patriae che rese Firenze una grande potenza?

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Lo conoscevamo grazie ai libri di scuola, ma ora la serie tv “I Medici” in onda su RaiUno, ne sta consacrando l’immagine rendendolo noto a tutti. Ma chi era davvero Cosimo de’ Medici? Duca di Firenze e granduca di Toscana, nacque a Firenze, il 27 settembre 1389, da Giovanni e da Piccarda Bueri. Cosimo fu educato presso il circolo umanista del monastero dei Camaldolesi dove, sotto la guida di Roberto de’ Rossi ebbe modo di imparare il latino, il greco, l’arabo e nozioni teologico-filosofiche, oltreché artistiche. Oltre alla formazione umanistica, Cosimo ricevette, secondo la tradizione famigliare, nozioni di mercatura e finanza dal padre Giovanni che, nel corso della sua vita, era riuscito a diventare il finanziatore della Chiesa Romana e a creare un’immensa fortuna economica, rinforzando di conseguenza la posizione dei Medici a Firenze

cosimo de mediciIl padre ha sempre cercato di trasmettergli il culto dell’ardimento ed il gusto del rischio: a quanto pare avrebbe persino ordinato che il figlio, quando aveva solo un anno, gli fosse lanciato tra le braccia dall’alto di una finestra, e poi si rallegrò per il fatto che non avesse pianto. La madre era una donna austera e molto religiosa, orgogliosa della propria appartenenza alla famiglia Medici; preoccupata per la situazione finanziaria della famiglia, viveva perennemente nell’ansia di veder vivere la propria famiglia nel benessere, nella sicurezza e nel prestigio.

Pur non avendo mai ricoperto alcuna carica di rilievo nella città, che restò sempre formalmente una Repubblica, Cosimo può essere considerato la più influente carica di Firenze all’indomani della morte del padre Giovanni, dal quale raccolse l’eredità economica consistente in una vera e propria fortuna grazie alla sua attività di banchiere. Grazie alla sua politica moderata riuscì a conservare il potere per più di trent’anni fino alla sua morte, gestendo lo Stato grazie a suoi uomini di fiducia e permettendo, così il consolidamento della sua famiglia al governo di Firenze. Abile diplomatico, riuscì a capovolgere le alleanze politiche italiane dopo la morte di Filippo Maria Visconti, facendo alleare Firenze con l’antica rivale Milano, guidata dall’amico Francesco Sforza, contro la Repubblica di Venezia, risolvendo le guerre decennali italiane con la stipulazione della Pace di Lodi del 1454.

Risultati importanti e storici, dunque, ottenuti da un amante delle arti, che investì gran parte del suo enorme patrimonio privato  per abbellire e rendere gloriosa Firenze, nella quale fece confluire artisti e costruendo edifici pubblici e religiosi. Appassionato della cultura umanistica, fondò l’Accademia neoplatonica e favorì l’indirizzo speculativo dell’umanesimo fiorentino del secondo Quattrocento. Per i suoi meriti civili, dopo la sua morte la Signoria lo proclamò Pater patriae. La fama di Cosimo, anche nel corso dei secoli, si mantenne positiva dato che la sua amministrazione della Repubblica fu la solida base per il periodo aureo che toccò il culmine sotto il governo del nipote, Lorenzo. Solo lo storico svizzero Simonde de Sismondi vide una figura negativa in Cosimo, e lo descrisse come tiranno e soppressore delle antiche libertà repubblicane.

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