Anche se la sonda Schiaparelli non ha ancora dato segnali, “è un successo di enorme portata per l’Europa e per il nostro Paese. Per l’Esa, intanto, che al di là della collaborazione soprattutto con i russi che hanno fornito il buon vecchio rodato razzo propulsore Proton, ha firmato per la prima volta un risultato simile contando esclusivamente sulle proprie intelligenze e i propri soldi. E poi per l’Italia: per dare la prima idea, si pensi che il nostro contributo usuale alle missioni spaziali europee, distribuito fra i Paesi membri in base al Pil, si attesta sul 10-11%. Stavolta ha toccato il 30%: almeno per un terzo, l’incontro con Marte è roba nostra,” ha dichiarato Giovanni Bignami, astrofisico dell’Accademia dei Lincei, in una intervista al Giornale di Sicilia. “Le industrie italiane si sono aggiudicate contratti di decine di milioni di euro e hanno la responsabilità di componenti tecniche decisive. La Thales Alenia Spazio di Finmeccanica ha ricoperto un ruolo fondamentale nel coordinamento e nella fornitura della strumentazione. Il paracadute per l’atterraggio, chiamato ad aprirsi nella fase al cardiopalmo degli ultimi istanti, è di fabbricazione italiana, così come il sistema di trasmissione dei dati e la camera per le riprese. Tutte cose nuove e soluzioni tecniche che nessuno aveva mai osato prima“. In riferimento al sogno per cui l’uomo sbarcherà su Marte, come anche prospettato da Obama, ha dichiarato che è “più probabile si riferisse alla fine del decennio 2030: dieci anni in più durante i quali, come accaduto con Apollo e con la Luna, iniziare a far girare con almeno due-tre missioni esseri umani in orbita marziana. Cosa ben diversa e preparatoria dell’atterraggio vero e proprio. E per sviluppare collaborazioni, soprattutto con i russi, che sono i principali candidati a tenere compagnia agli americani“.
ExoMars, Bignami: un risultato storico, l’Italia protagonista
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