Dopo la discesa da brivido ed il drammatico schianto del lander Schiaparelli, c’è ancora tanta Italia attiva su Marte. Grazie al successo del satellite Tgo (Trace Gas Orbiter) che orbita correttamente attorno al Pianeta Rosso, il nostro Paese è pienamente al lavoro nella missione ExoMars 2016, un programma frutto della cooperazione tra l’Agenzia Spaziale Europea (Esa), l’Agenzia Spaziale Russa (Roscosmos), e l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Nella missione ExoMars, di cui è prime contractor con il suo segmento italiano Thales Alenia Space, joint venture tra Thales 67% e Leonardo-Finmeccanica 33%, il satellite Tgo rappresenta una tecnologia pionieristica e realizzerà misurazioni all’avanguardia per la ricerca nell’atmosfera di Marte di gas che possano essere indizi di una vita attiva sul pianeta.
Il satellite è già pronto a fare scienza, grazie agli strumenti di cui Tgo è equipaggiato. Strumenti anch’essi in piena efficienza, come risulta dagli ultimi dati inviati sulla Terra, ed in cui il nostro Istituto Nazionale di Astrofisica ha importanti partecipazioni scientifiche con gli strumenti Nomad e Cassis. Il primo strumento, il Nadir and Occultation for Mars Discovery (Nomad) è un insieme di spettrometri ad alta risoluzione, in grado di analizzare con grande dettaglio i gas che compongono l’atmosfera di Marte, e riuscirà a individuare composti presenti in essa anche in bassissime concentrazioni. Lo strumento è una collaborazione internazionale a guida belga a cui partecipa l’Italia con l’Inaf-Iaps, la Spagna e il Regno Unito. “Nomad – spiega Giancarlo Bellucci, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica presso l’Iaps di Roma e co-principal investigator dello strumento – permetterà lo studio dei processi chimico-fisici in atto nell’atmosfera del pianeta, decifrare la sua storia evolutiva nonché la ricerca di molecole legate alla presenza di vita“. “Lo strumento ha infatti una sensibilità senza precedenti, che permetterà, ad esempio, di rilevare una quantità di gas metano con la precisione di 20 parti per trilione” aggiunge il ricercatore. Dopo l’inserzione in orbita avvenuta con successo, Nomad verrà acceso il 21 novembre per eseguire delle calibrazioni e alcune osservazioni preliminari. L’orbita attuale, spiega Media INAF, “non è quella definitiva” e queste osservazioni serviranno principalmente per verificare lo stato di salute dello strumento. “Anche se non ottimizzate per la scienza che vogliamo ottenere, non è però detto che queste misure non ci regalino già qualche sorpresa, viste le grandi prestazioni dello strumento. Altre osservazioni sono previste a gennaio 2017 mentre le attività scientifiche nominali inizieranno a marzo 2018″ anticipa Bellucci.
Il secondo strumento a bordo di Tgo che vede il coinvolgimento dell’Inaf è Cassis. Il Colour and Stereo Surface Imaging System è una camera stereoscopica per riprese tridimensionali della superficie di Marte, disegnata e realizzata all’Università di Berna, con il contributo dell’Inaf – Osservatorio Astronomico di Padova e dell’Agenzia Spaziale Italiana ed il cui cuore optronico è stato realizzato dal colosso aerospaziale italiano Leonardo, a Campi Bisenzio. “E’ appena iniziata la prima parte scientifica della missione, in attesa dell’inizio della manovra di aerobraking prevista a marzo 2017” afferma Gabriele Cremonese, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Padova e co-principal investigator di Cassis. “C’è grande soddisfazione da parte del team Cassis perché lo strumento continua a mostrarsi in ‘perfetta forma’” aggiunge. Cassis è una stereo camera ad alta risoluzione e il suo obiettivo scientifico principale è ricavare la topografia delle possibili sorgenti di metano. Essendo uno strumento che osserverà solo obiettivi selezionati, spiega Cremonese, “abbiamo già iniziato a lavorare sulla loro lista, ma in buona parte arriveranno dagli altri strumenti a bordo di ExoMars, che ci indicheranno dove potrebbero essere le sorgenti di metano o altri gas importanti dal punto di vista biologico“. Cremonese, inoltre, anticipa che gli scienziati prevedono “di osservare più di 30 mila obiettivi fino al 2022, e il limite è la quantità di dati che possiamo inviare a Terra“. “In questo momento siamo pronti a ricevere le prime immagini di Cassis della superficie di Marte che dovrebbero arrivare nel giro di qualche settimana e rappresenteranno un ottimo test di tutte le funzionalità dello strumento” assicura lo scienziato.