Marte si è rivelato un pianeta ostile: delle 55 missioni che a partire dagli anni ’60 hanno cercato di esplorarlo, ben oltre la meta’ (almeno 29) hanno mancato l’obiettivo. Senza considerare le tante missioni fallite al momento del lancio, il primo veicolo a ‘mancare’ l’incontro con il pianeta rosso e’ stato il sovietico Mars 1, lanciato nel novembre 1962: il centro di controllo perse il segnale poco prima del passaggio ravvicinato. Due anni dopo, nel novembre 1964, stessa sorte per un’altra missione sovietica, la Zond 2. All’inizio degli anni ’70, mentre le missioni Mariner della Nasa continuavano a collezionare successi, il lander sovietico Mars 2 non riusciva a toccare il suolo marziano in modo corretto. Ha avuto un esito migliore, ma solo per una manciata di secondi, la missione successiva lanciata dall’allora Unione Sovietica: il lander Mars 3 riusciva a toccare il suolo di Marte nel 1971, ma il centro di controllo perse il contatto dopo appena 14 secondi e mezzo.
Fra il 1971 e il 1973 altri cinque veicoli russi hanno mancato l’appuntamento con Marte, per le cause piu’ diverse, mentre le due missioni Viking della Nasa collezionavano successi, sia con le sonde sia con i lander. L’Unione Sovietica ci ha riprovato nel 1988 con Fobos: tutto stava funzionando perfettamente quando improvvisamente si persero i contatti. Nel 1992 anche la Nasa sperimentava per la prima volta l’aspetto piu’ ‘duro’ di Marte, quando il contatto con la sonda Mars Observer venne perduto prima dell’ingresso in orbita. Nel 1996 non ha mai raggiunto l’orbita voluta nemmeno la sonda russa Mars 96 e nel 1998 la sonda giapponese Nozomi fu costretta a fermarsi prima di raggiungere il pianeta rosso: aveva esaurito il carburante.
Anche l’americana Mars Climate Orbiter, che nello stesso anni aveva fallito l’ingresso in orbita e l’anno seguente il Mars Polar Lander, sempre della Nasa, non fu in grado di toccare il suolo. Nel 2003 il lander britannico Beagle 2 veniva rilasciato sulla superficie marziana dalla sonda europea Mars Express: l’atterraggio andò bene, ma non si aprirono i pannelli solari, le batterie si esaurirono e vennero persi i contatti. L’ultimo fallimento per la Russia è stato quello del 2011, con la sonda Fobos-Grunt, che avrebbe dovuto rilasciare l’orbiter cinese Yinghuo.