Il 19 ottobre alle 16.48 il modulo dell’ESA, Schiaparelli, avrebbe dovuto toccare il suolo marziano e dirci che tutto andava per il meglio. E in effetti il suolo marziano lo ha toccato, ma con un impeto maggiore di quanto ipotizzato. E, per questo, la giornata del 19 è passata nell’attesa di sapere cosa sia successo. E il 20 una conferenza stampa dell’ESA lo ha raccontato, sulla base dei dati raccolti nella notte, che non saranno gli ultimi.
Dati che dimostrano comunque il successo della missione, di questa prima parte, e che aprono all’ottimismo per il proseguo della missione ExoMars, che dovrebbe essere sancito nella ministeriale ESA del prossimo dicembre a Lucerna in Svizzera, come ha avuto modo di sottolineare il Presidente dell’ASI, Roberto Battiston: «Complessivamente siamo incoraggiati a proseguire il lavoro per ExoMars 2020, uno degli argomenti fondamentali della ministeriale». E allora cerchiamo di riassumere quanto è accaduto e quanto abbiamo ottenuto: dopo un lungo viaggio interplanetario di circa 500 milioni di chilometri, il modulo di discesa si è separato dal modulo orbitante Trace Gas Orbiter (TGO) il 16 Ottobre e dopo un avvicinamento di tre giorni ha raggiunto il limite dell’atmosfera marziana, il così detto punto di interfaccia d’ingresso posto a circa 122 km dalla superficie del pianeta, per iniziare la sua discesa libera sul pianeta Marte ad una velocità di circa 21000 Km/h.
Durante la discesa del lander il modulo orbitante è entrato correttamente nell’orbita ellittica intorno a Marte con una inclinazione di 7.4° e un periodo di quattro giorni. Il modulo manterrà questa posizione fino a Gennaio 2017, quando l’inclinazione verrà aumentata fino a 74° e il periodo orbitale ridotto ad 1 giorno. Da Marzo 2017 l’Orbiter inizierà a circolarizzare gradualmente l’orbita con un meccanismo di frenata per attrito con l’atmosfera marziana (Aerobraking) utilizzando l’ampia superficie dei suoi pannelli solari.
La missione scientifica del modulo orbitante di ExoMars è analizzare l’atmosfera del pianeta, in modo particolare ricercando tracce di metano determinandone la concentrazione e la distribuzione. Qualora verrà individuato, gli scienziati stabiliranno se tale metano è di origine biologica o geologica.
E ora vediamo quali sono i quesiti ancora aperti e che avranno risposta, forse, nelle prossime settimane: in primo luogo se i retrorazzi si siano spenti, per un errato impulso del software di bordo, o per loro malfunzionamento o, infine, perché la “staccatona”, come si dice nel motociclismo, non è andata a buon fine e Schiaparelli è andato “lungo”.
Vi sono speranze che torni a dare segnali? Poche, però non verrà omesso nessun tentativo per riprendere i contatti e, ad esempio, scaricare, se vene sono, dati mancanti, quelli che con lo spegnimento del lander, non è stato possibile recuperare. Sempre ammesso che lo spegnimento sia avvenuto prima dello schianto e non contestualmente. Infine ci sono due aspetti da considerare: degli esperimenti sul lander, l’italiano AMELIA ha fatto il suo dovere e insieme al TGO sull’orbiter operano due esperimenti con la copartecipazione italiana dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, il belga NOMAD e CaSSIS.
E si registra anche la soddisfazione dell’Amministratore Delegato di Thales Alenia Space Italia, Donato Amoroso: «Siamo alla prima tappa fondamentale di un programma internazionale straordinario, frutto della cooperazione tra agenzie e industria. Abbiamo infatti un modulo orbitante intorno a Marte utile e prezioso per la futura missione ExoMars 2020, destinata a far posare su Marte un rover europeo».
ExoMars è un programma frutto di una cooperazione tra l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) l’Agenzia Spaziale Russa (Roscosmos), e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). La missione Exomars 2016 è composta da un modulo orbitante, il TGO (Trace Gas Orbiter), assemblato nel sito Thales Alenia Space di Cannes, con a bordo tre strumenti scientifici e una fotocamera ad alta risoluzione, e da un modulo di discesa EDM (Entry descent landing Demonstrator Module), che è stata assemblato nel sito di Torino, equipaggiato con strumenti scientifici per la caratterizzazione fisica e meteorologica dell’atmosfera di Marte, un riflettore per laser e una telecamera attiva nella discesa.
Leonardo-Finmeccanica ha contribuito inoltre a ExoMars 2016 fornendo sensori di assetto, pannelli fotovoltaici, unità elettroniche di alimentazione e il cuore optronico della telecamera CASSiS. Leonardo sta sviluppando anche la trivella che partirà nel 2020 per scavare con la sua punta di diamante il suolo marziano fino a una profondità di 2 metri alla ricerca di tracce di vita.
Telespazio (Leonardo-Finmeccanica 67%, Thales 33%) è infine responsabile, attraverso la controllata Telespazio VEGA Deutschland, dello sviluppo di alcuni sistemi chiave del segmento di terra della missione.