Dovremo attendere giorni per analizzare i dati capaci di spiegare che cosa è successo in quei fatidici 19 secondi, durante i quali Schiaparelli, il lander della missione ExoMars, ha spento i retrorazzi ed è caduto sul suolo di Marte. E’ quanto afferma Paolo Ferri, responsabile delle operazioni di volo dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Nell’Esoc, il centro di controllo della missione, i tecnici sono concentrati soprattutto sulla fase iniziale della discesa con i retrorazzi: “lì è andato male qualcosa, ma le analisi necessarie per individuare il problema sono complesse”, ha detto Ferri. Al momento, ha aggiunto, “abbiamo la conferma che la fase atmosferica, lo scudo termico e il paracadute hanno funzionato bene, ma qualcosa non ha funzionato dal momento in cui il computer di bordo ha deciso di sganciare il backshell”, ha affermato in riferimento allo scudo protettivo a forma di cono. “Non si puo’ dire se ci sia stato un problema dell’altimetro o del computer”, e per il momento non ci sono tutti i dati per riuscire a fare una ricostruzione precisa. Una delle ipotesi più plausibili, ma non confermata, è che Schiaparelli sia caduto per 19 secondi e che poi abbia toccato il suolo. Tuttavia per il momento non ci sono elementi per stabilire da quale altezza potrebbe essere caduto: un’altezza di uno o due chilometri avrebbe infatti prodotto un impatto catastrofico. “Sono fiducioso – ha concluso – che si riuscirà a trovare una spiegazione, ma non in tempi rapidi”.