ExoMars, una missione con molti colpi di scena negli ultimi giorni. In questa puntata di Space ripercorreremo il viaggio del lander Schiaparelli e faremo il punto della situazione con il team di scienziati.
La missione ExoMars 2016
La missione inizia nel marzo 2016: da Baikonur parte ExoMars, la prima delle due missioni del programma congiunto Europa-Russia. Obiettivo: rilevare tracce di metano nell’atmosfera del pianeta. A scansionare e fotografare Marte c’è il satellite TGO.
Certo, per l’ormai famoso lander Schiaparelli non è andato proprio tutto secondo i piani.
Il primo segnale era buono ma pochi istanti prima di toccare la superficie ha interrotto i contatti. Cosa è accaduto? Schiaparelli sembrava stesso scendendo bene verso Marte. Colpa del paracadute, dei boosters o un danno al software? Difficile dirlo per ora.
Lander Schiaparelli su Marte, successo a metà
Jeremy Wilks, Euronews: “Schiaparelli è sulla superficie di Marte ma non si sarebbe posizionato secondo i piani previsti. Con noi ci sono Andrea Accomazzo del team operativo e Stephen Lewis del team scientifico. Andrea, cosa è successo?“
Andrea Accomazzo, Capo delle missioni planetarie dell’Agenzia Spaziale Europea: “Non sappiamo cosa non sia andato secondo le nostre aspettative. C’è una parte del volo di discesa che abbiamo capito, ed è la fase iniziale, quella relativa all’alta velocità, e quella del paracadute. È solo la parte finale, quando è stato aperto il paracadute, si sono accesi i razzi propulsori, ecco, questa fase non è chiara. Abbiamo tutti i dati per poter dare una spiegazione, stiamo elaborando il tutto per avere un quadro più preciso.“
Euronews: “Che cosa significa per voi essere su Marte? Perché non si è riusciti a gestire il tutto?“
Andrea Accomazzo: “Questo era un test per provare le tecnologie chiave che abbiamo sviluppato in vista della prossima missione. Non abbiamo ancora capito se non è adeguata la tecnologia o se non ha funzionato molto bene il dispositivo del computer di bordo, che doveva ricevere le informazioni.“
Euronews: “Stephen Lewis, come scienziato si sente felice o deluso?“
Stephen Lewis, capo-progettista di Amelia e Professore presso la Open University: “Sono molto combattuto. Vorremmo raccogliere maggiori dati dalla superficie di Marte. L’esperimento Amelia serviva per studiare l’atmosfera, la sua struttura e la sua densità. Alla fine avremo tutte queste informazioni tranne forse l’ultima. Stiamo cercando di recuperare tutti i dati scientifici che ci aspettavamo di ottenere.“
Occhi puntati su TGO
Euronews: “Grazie mille per i vostri contributi. Schiaparelli è solo una piccola parte del progetto ExoMars. La buona notizia è che la sonda TGO è in orbita attorno al pianeta rosso alla ricerca della presenza del metano. Sentiamo perchè la sua ricerca è così importante.”
Ann Carine Vandaele, capo progettista di Nomad presso il Belgian Institute for Space Aeronomy: “Sulla Terra il metano è collegato alla vita e quindi ora che sappiamo che c’è metano su Marte, la questione è: c’è o no vita anche su Marte?”
Nicolas Thomas, capo progettista di Cassis presso l’Università di Berna: “Sappiamo che ci sono eruzioni vulcaniche che producono metano, come in questo caso, ma che hanno poco a che fare con la vita. Il metano può essere contenuto anche in frammenti di ghiaccio e questo non ha nulla a che fare con la presenza di forme di vita.”
Ann Carine Vandaele: “Il problema circa le rilevazioni attuali di metano è che variano molto. Così alcuni hanno misurato più metano intorno all’equatore. Altri più vicino ai poli. Il problema è che non si capisce perché questo gas può essere rilevato in zone diverse in certi periodi.”
Nicolas Thomas: “Sta diventando molto difficile dimostrare che la vita genera questi gas di breve durata nell’atmosfera.”
Metano e vita su Marte?
Euronews: “Abbiamo appena sentito quanto sia difficile trovare fonti di metano su Marte. Con me c’è Manish Patel, che lavora con Ann Carine Vandaele sul dispositivo Nomad che è a bordo del TGO.”
Perché concentrarsi sul metano
Manish Patel, capo-progettista di Nomad presso la Open University: “Il metano è il gas più importante, quello che interessa di più. Quando vediamo un flusso di gas dobbiamo seguirlo per mappare la sua posizione e osservare la direzione del suo movimento. Cercare di scoprire da dove proviene. Quindi il veicolo spaziale deve scattare le foto del luogo in cui si scopre il metano. Analizzare le caratteristiche geologiche del posto, che potrebbero spiegare le ragioni della sua presenza. Raccogliendo tutte queste informazioni e utilizzando gli strumenti della sonda, speriamo di essere in grado di risolvere il mistero della presenza di metano su Marte.”
Euronews: “Questo veicolo spaziale, il TGO, è lì per scoprire se c’è metano. Ma ExoMars è molto più di questo. Nel 2020 un rover verrà mandato su Marte per perforare la superficie. Scopriamo lo scopo di tutto questo.”
Jean-Pierre Bibrenh, uno specialista nello studio dei pianeti presso l’Istituto di Astrofisica Spaziale, IAS-Orsay: “Il rover ExoMars dovrà atterrare in una delle zone a cui siamo molto interessati ovvero sulla superficie di particolari terreni. Certo la superficie può essere esposte alle microparticelle del sole. Così, per la prima volta, ExoMars sarà dotato di un trapano in grado di prelevare campioni fino a due metri sotto la superficie, per poi analizzarli.”
Jean-Pierre Bibrenh: “Su Marte ci sono terreni che risalgono a diversi miliardi di anni fa, lo sappiamo per certo perché la presenza di acqua ha modificato i minerali sulla superficie. Siamo riusciti a dimostrare che ci sono strati di argilla che risalgono a 4 miliardi di anni fa, testimoni di quello che è successo in passato. È possibile che questi strati di argilla abbiano contenuto forme di vita come sulla Terra, anche se non c’era acqua ma carbonio.”
ExoMars 2020
Euronews: “Sono qui con due degli scienziati chiave della missione ExoMars 2020. Il russo Daniil Rodionov e l’europeo Jorge Vago.
Daniil, visto quello che è successo con Schiapparelli, sarete in grado di modificare l’atterraggio nel 2020?“
Daniil Rodionov, scienziato della missione ExoMars presso l’Istituto di Ricerca Spaziale IKI di Mosca: “Credo che l’atterraggio nel 2020 non avrà nulla a che fare con quanto successo nella missione del 2016 , anche se le tecnologie non saranno poi così diverse. Certo, il peso del lander sarà molto più grande. Spero che i colleghi europei riescano a capire quello che è andato storto. Questo servirà per evitare altri problemi simili in futuro.“
Euronews: “Jorge sapete già dove si atterrerà?“
Jorge Vago, scienziato missione ExoMars presso l’ESA: “Abbiamo tre possibli zone di atterraggio che stiamo studiando in questo momento. Di questi tre siti, due sono molto antichi, con zone di argilla. L’ultimo sito è un antico fiume un po’ come il Nilo, con delle pianure alluvionali.“
Euronews: “Dalle macchie che sono state localizzare pensate che ci siano forme di vita lì?“
Daniil Rodionov: “Per quanto riguarda questo argomento, abbiamo già prove sufficienti sulla presenza di forme di vita in passato su Marte. Ora speriamo di arrivare ad avere la prova inconfutabile. Sono ottimista.“