Forse è stato il paracadute che si e’ sganciato troppo presto a innescare quella catena di anomalie che ha portato la sonda Schiaparelli a schiantarsi sul suolo marziano. Nonostante le ricostruzioni e le anticipazioni che sono filtrate in giornata, e’ ancora poco chiaro quanto sia avvenuto durante quell’ultimo minuto della discesa della sonda su Marte. “Abbiamo una gran mole di dati da analizzare. Prima di arrivare a una conclusione definitiva o, almeno, prima di arrivare a ricostruire una sequenza degli eventi plausibile, sara’ necessario valutare con attenzione quei dati nella loro interezza“, ha dichiarato all’Agi Daniele Teti, ingegnere aerospaziale dell’Esa che si occupa del controllo e della progettazione dei sistemi meccanici a bordo della sonda e a bordo dell’orbiter TGO.
Il responsabile del controllo delle operazioni dell’Esa, Paolo Ferri, questa mattina, aveva lasciato intendere pero’ che il giallo in merito al destino di Schiaparelli fosse risolto. La sonda si e’ schiantata, aveva detto in un’intervista, perche’ il computer avrebbe ordinato ai motori di spegnersi molto prima del previsto, e cioe’ a una quota incompatibile con un atterraggio che avrebbe lasciato incolume la sonda. “Ferri e’ uomo di grande esperienza – ha spiegato Teti – ed inoltre e’ al centro delle operazioni. Se si e’ lasciato andare a questo tipo di conclusioni, e’ evidente che ha avuto le sue ragioni, tuttavia ci sono molte questioni da chiarire”. Resta da chiarire come mai il computer di bordo abbia dato ai motori l’ordine di spegnersi. “Le ipotesi sul campo – ha detto Teti – sono diverse. Potrebbe trattarsi di un problema di software che non e’ stato in grado di gestire le informazioni che arrivavano dai sensori di bordo. Oppure potrebbero essere stati gli stessi sensori a fornire al computer informazioni sbagliate che hanno indotto in errore. Poi ci sono i fattori ambientali e le tempeste di sabbia presenti nell’area dell’atterraggio che potrebbero aver influito”.