Haiti si stava ancora “leccando le ferite” dopo il terribile terremoto del 2010, quando è arrivato anche l’uragano Matthew: una sorta di maledizione che si è accanita su questa piccola isola caraibica, che deve fare anche i conti con un tasso di poverta’ tra i piu’ alti del mondo. Ex colonia francese, e prima repubblica ‘nera’ nel continente americano ad ottenere l’indipendenza, nel 1804, la vita ad Haiti e’ stata caratterizzata sempre da un’estrema sofferenza. Nonostante le cospicue esportazioni di zucchero, caffe’, banane e mango, l’isola occupa la 153esima posizione su 177 paesi classificati in base all’Indice di sviluppo umano. Circa l’80% della popolazione vive in una condizione di poverta’ degradante ed il 54% vive con meno di un dollaro al giorno. Come se non bastasse, il Paese e’ spesso al centro del passaggio di uragani, che provocano morte e distruzione. Nel 2008, se ne sono abbattuti quattro, nel giro di un mese, provocando 330 morti e molti dispersi in tutto il paese.
Due anni dopo un devastante terremoto ha devastato l’isola. Era il 12 gennaio 2010 quando un sisma di magnitudo 7.3 ha investito l’entroterra in prossimita’ della capitale Port-au-Prince, che e’ stata ridotta in macerie. Circa 250mila persone sono morte, 1,2 milioni sono rimaste senza tetto. Ad ottobre un’epidemia di colera ha fatto il resto uccidendo altre migliaia di persone. Quei trentacinque secondi di devastazione, ovvero la durata della prima scossa, hanno segnato indissolubilmente il destino degli haitiani, che in questi sei anni hanno tentato con non poca fatica di rimettersi in piedi.