L’uragano “Matthew”, seppur di molto indebolito, ha raggiunto la costa della Florida, bordandola con il suo quadrante più occidentale, da Daytona beach fino al confine con la Georgia e il South Carolina. Fortunatamente, mantenendo il proprio occhio centrale in mare aperto, buona parte della costa della Florida è stata risparmiata dalle tempeste di vento più violente, da SE, S-SE e Sud, che si trovavano lungo il margine orientale dell’uragano. Se il settore destro del ciclone tropicale passava a ridosso della costa della Florida probabilmente stavamo qui a parlare di un vero e proprio disastro. Ma il passaggio ravvicinato del nucleo centrale di “Matthew” ha prodotto venti molto forti, che a tratti hanno toccato punte di oltre 140-150 km/h, possenti mareggiate e soprattutto una “storm surge” che ha inondato diverse località della Florida centrale e settentrionale. In modo particolare le aree più basse che si trovano sotto il livello dell’oceano. La “storm surge” è risultata particolarmente significativa nella cittadina di Saint Augustine che è stata completamente allagata, con l’acqua dell’oceano che ad ondate ha invaso la sede stradale, raggiungendo le abitazioni, allagandole fino ai primi piani. Una “storm surge” importante ha colpito pure l’area di Jacksonville beach che è stata completamente inondata, con danni ancora da quantificare alle abitazioni.
Tutta la costa atlantica della Florida, a nord di Miami, ha dovuto fare i conti anche con forti mareggiate, per le grandi onde da NE sollevate dai forti venti presenti sul lato settentrionale della tempesta, che hanno eroso intere spiagge, cambiandone il paesaggio. Riguardo alla forza dei venti fino ad ora la raffica di vento più forte fino ad ora è stata registrata dalla stazione meteorologica di Cape Canaveral, dove si sono toccati i 172 km/h, circa 107 mph. Fortunatamente i danni al Kennedy Space Center sono stati molto più limitati del previsto, solo qualche tetto divelto e un po’ di detriti spinti dalle furiose raffiche di vento sulla pista.
Del resto l’area di Cape Canaveral protendendosi a poche miglia verso l’oceano Atlantico rappresentava il punto più vicino ai venti più violenti di “Matthew” che si annidavano attorno il suo occhio centrale. Durante la risalita della tempesta lungo le coste della Florida raffiche di oltre i 120 km/h sono state registrate anche da alcune stazioni meteorologiche private presenti nell’area fra Daytona e Vero beach, particolarmente esposte ai fortissimi venti da NE e N-NE presenti lungo il quadrante occidentale della tempesta.
Nelle rimanenti località della Florida i venti sostenuti non hanno mai raggiunto la soglia di uragano, mantenendosi allo status di semplice tropical storm, evitando così di arrecare danni ben maggiori al contrario di quanto visto sulle coste meridionali di Haiti, letteralmente spazzate dai violenti venti ciclonici del ciclone tropicale che manteneva la 4^ categoria della scala Saffir-Simpson. Non tutti i residenti hanno rispettato l’ordinanza di evacuazione emessa nei giorni scorsi dal governatore della Florida. E purtroppo si contano già 5 morti, per lo più si tratta di persone colpite da alberi abbattuti dalle forti raffiche di vento.
Ora l’uragano muovendosi a ridosso della linea di costa, fra Florida settentrionale, Georgia e South Carolina, comincia progressivamente a perdere potenza, venendo declassato a uragano di 2^ categoria Saffir-Simpson. L’attrito esercitato dalla terra ferma, ma soprattutto il suo scorrimento sopra acque sempre meno profonde e calde ne sta determinando un lento ma inesorabile indebolimento, per il conseguente allentamento dell’attività convettiva lungo i suoi bordi. La conferma arriva pure dalle stesse immagini del satellite visibile che mostrano come l’occhio del ciclone tropicale ormai sia totalmente coperto dalla nuvolosità. Nelle prossime ore l’uragano dovrebbe venire declassato ulteriormente alla 1^ categoria, finendo in un’area caratterizzata da un “wind shear” sempre più intenso che contribuirà ad intaccarne la struttura.
Inoltre la presenza di aria secca ad ovest dell’uragano potrebbe rappresentare un altro fattore inibitorio per la vasta struttura ciclonica tropicale che a piccoli passi continua a muoversi verso nord, prima di cominciare ad allontanarsi verso l’Atlantico, spingendosi verso la famosa area definita dai meteorologi come il “cimitero degli uragani atlantici”. Nonostante questo indebolimento “Matthew” fino alla giornata di domani continuerà a rappresentare una seria minaccia per le coste della Georgia e South Carolina. Non tanto per i venti forti quanto per le possibili inondazioni lungo le aree costiere, il timore della “storm surge” (“onda di tempesta”) e per le forti e abbondanti precipitazioni che esso potrà scaricare nel giro di poche ore lungo tutta l’area che va dalla Georgia orientale fino al South Carolina e North Carolina.
Come tutti gli uragani in fase di lento indebolimento “Matthew” presenta al proprio nucleo centrale un ingentissimo quantitativo di vapore acqueo tropicale, aspirato precedentemente durante il suo passaggio sopra le caldissime acque superficiali del mar dei Caraibi, che potrà originare piogge di carattere torrenziali su aree piuttosto estese. Si stimano accumuli anche superiori ai 300-400 mm in poche ore. Parliamo di precipitazioni eccezionali, in grado di generare gravi “flash floods” con conseguenti inondazioni. Il rischio maggiore riguarda le aree costiere del South Carolina e l’area attorno la città di Charleston, dove il rischio di inondazioni sarà elevatissimo nelle prossime ore.