Il terremoto ha in un certo senso portato alla luce le Marche ‘nascoste’, dove bellezza dei luoghi, patrimonio d’arte ed economia locale, ma di qualita’ hanno poca visibilita’ mediatica ma sono apprezzati per il proprio valore aggiunto. Le scosse recenti hanno imperversato in un territorio, il Maceratese, speculare all’altro, l’Ascolano, le due facce dei Sibillini, dove il turismo di ritorno e’ caratteristica essenziale, perche’ i marchigiani residenti nell’entroterra montano sono in gran parte emigrati altrove in Italia e specialmente nella capitale. I paesi che ricadono nell’ultimo ‘cratere’ sismico si sono fatti strada nel mondo con prodotti artigianali di nicchia. La zona e’ nota anche per la presenza di una distilleria storica, la Varnelli di Pievebovigliana, con sede produttiva a Muccia, la piu’ antica casa liquoristica marchigiana (e’ stata fondata nel 1868) che deve la sua fama, in particolare, a un liquore di anice secco. Diversi anche i pastifici e le piccole industrie casearie. Un paradiso enogastronomico che ha saputo fidelizzare clienti-turisti delle regioni limitrofe ma non solo.
Il turismo vero e proprio e’ quello di ritorno (molte le seconde case), d’estate, mentre d’inverno la zona puo’ contare sulla stagione sciistica, da Pintura di Bolognola a Frontignano di Ussita. Ma la vera ‘industria’ e’ l’Universita’ di Camerino, uno degli atenei piu’ antichi d’Italia e del mondo, fondata come studium generale nel 1336. Con una vocazione, da sempre, tecnico-scientifica, e sempre piu’ aperta alle sfide internazionali, oggi ha raggiunto i 9.000 studenti, 8.000 tra lauree e lauree specialistiche. Per meta’ provengono dalla regione, per meta’ dal resto d’Italia, mentre 900 sono stranieri, che arrivano nel piccolo centro dell’entroterra maceratese da ben 56 Paesi del mondo. Ora, dopo le ultime scosse di terremoto, l’attivita’ dell’Ateneo e’ bloccata e gli studenti stanno lasciando la citta’.
Non nasconde le sue preoccupazioni il rettore Flavio Corradini, che oggi, nell’incontro a Camerino con il premier Renzi, il capo della Protezione civile Curcio, il commissario Errani, e il governatore Ceriscioli ha confessato, rivolto al presidente del Consiglio: “Lei non sa con che animo ieri sera ho guardato centinaia di ragazzi con il trolley lasciare la citta’. Dobbiamo farli tornare immediatamente. Fermare l’universita’ significa rallentare tutta l’attivita’ economica di un territorio“.