Anche quest’anno con l’avanzare dei primi freddi sull’emisfero boreale lungo le latitudini artiche tornado di scena l’anomalia legata al cosiddetto “dipolo artico” positivo. Ossia quando il vortice polare viene disturbato dalla risalita di flussi di calore piuttosto imponenti, particolarmente attivi fra l’alta troposfera e la stratosfera, esso tende a “contorcersi” su sé stesso, coricandosi con la propria struttura in direzione della Siberia, deponendo a favore per lo sviluppo di importanti ondate di freddo sulle vaste lande siberiane. Parte di quel serbatoio di aria particolarmente gelida, d’estrazione artica, accumulatosi nei giorni scorsi a ridosso delle coste della Siberia centro-orientale, nel corso dei prossimi giorni tenderà gradualmente a scivolare verso l’intera Siberia, causando un primo brusco raffreddamento dello strato d’aria prossimo al suolo. Fino alla regione del lago Bajkal, il nord della Mongolia e lungo il confine settentrionale del Kazakistan, dove arriveranno pure le prime nevicate di stagione fino a quote pianeggianti. In queste ore nuove nevicate, fino al piano, stanno interessando la Siberia centrale, fino alla bassa Russia asiatica, lungo il confine con la Manciuria. Ma le prime nevicate autunnali hanno imbiancato anche la parte meridionale della Siberia centrale, incluse le città di Novosibirsk e Barnaul che hanno ricevuto la prima leggera spolverata di bianco al suolo.
Nei prossimi giorni grazie al persistere di questa anomalia legata al “dipolo artico”, il “lobo siberiano” del vortice polare (finora risultato quello più attivo) si allungherà con una propria saccatura, ricolma di aria gelida d’estrazione artica a tutte le quote, sopra l’altopiano della Siberia centrale, contribuendo a riversare a più riprese una serie di ondate di freddo, caratterizzate da isoterme che scenderanno anche sotto i -10°C -12°C a 850 hpa, che investiranno un po’ tutta la Siberia centro-occidentale, con ripercussioni sino alla Russia europea, la Finlandia, ai Paesi Baltici, la Bielorussia e l’Ucraina entro la prossima settimana, dove si potranno verificare le prime gelate autunnali.
Difatti l’anomalia di geopotenziale positiva persistente sulla Scandinavia continuerà a tenere in vita un “CUT-OFF” anticiclonico che seppur in fase di progressivo indebolimento riuscirà, lungo il suo bordo più meridionale, a richiamare verso il sud della la Finlandia, i Paesi Baltici, la Bielorussia e l’Ucraina parte di quell’aria fredda, di tipo polare continentale, che si sta accumulando sulle pianure della Russia europea, sotto forma di una fredda ventilazione nord-orientale che farà abbassare notevolmente le temperature su questi stati, favorendo pure le prime gelate notturne a quote pianeggianti. Oltre al sensibile quanto brusco raffreddamento, atteso già nei prossimi giorni fra la Siberia centro-occidentale e la Russia europea, l’avvento di queste masse d’aria molto fredde favorirà anche una notevole estensione dell’innevamento, finora relegato solo fra l’altopiano della Siberia centrale e i territori della Repubblica di Jacuzia.
Entro il prossimo weekend, con il passaggio di un sistema frontale a carattere freddo collegato alla depressione extratropicale colma di aria molto fredda d’estrazione artica facente capo al “lobo siberiano” del vortice polare, delle nevicate significative imbiancheranno anche il bassopiano della Siberia occidentale, l’area dei monti Urali e il nord-est della Russia europea, dove con il notevole abbassamento della quota dello “zero termico” e l’isolamento nei bassi strati di un primo “cuscinetto di aria fredda” (“lake cold”) le precipitazioni potranno assumere prevalente carattere nevoso fino al piano.
La notevole estensione dell’innevamento sulle vaste lande della Siberia centro-orientale nei prossimi giorni, di certo, accelerà il processo di “raffreddamento pellicolare” che proprio in questo periodo dell’anno inizia a sfornare i primi veri freddi sull’emisfero boreale, in vista dell’entrata in scena della stagione invernale. Le aree sottoposte all’effetto “Albedo”, grazie al precoce innevamento di Ottobre, ormai si estenderanno fino all’Altaj, nord della Mongolia, e al nord della Manciuria, dove sono già arrivate le prime precipitazioni nevose.
Durante il tardo autunno e il periodo invernale le sterminate pianure, gli altopiani e le immense steppe, tra la Siberia, il Kazakistan, la Mongolia e le altre ex Repubbliche Sovietiche dell‘Asia centrale, a nord del mar Caspio, sono interessate da un forte raffreddamento dello strato d’aria prossimo al suolo. Questo consistente raffreddamento, meglio noto anche come “raffreddamento pellicolare” (poiché riguarda lo strato d’aria più prossimo al suolo), è causato da una serie di fattori, fra cui l’insistenza di aria secca, la consistente riduzione della luce solare durante il giorno e la lontananza dell’azione mitigatrice di mari o oceani.
In alcune zone della Siberia centro-orientale, tra Dicembre e Gennaio, possono raggiungersi normalmente anche i -50°C -60°C, come nei celebri villaggi della Repubblica di Jacuzia (Ojmjakon su tutti) conosciuti in tutto il mondo come i luoghi abitati più freddi della Terra. Si viene così a sviluppare uno strato di aria gelida e molto pesante, vicino al suolo, con uno spessore limitato ai 1000-2000 metri, che origina il famoso anticiclone termico “Russo-Siberiano”, ossia una vasta zona di alta pressione di origine prettamente fredda, strutturata solo nei bassi strati.
Va ribadito che al momento il brusco raffreddamento di tutta l’area eurasiatica non influenzerà la circolazione atmosferica dominante sul resto dell’Europa e sul Mediterraneo. Ma la sedimentazione del freddo sulle pianure e i bassopiani dell’Europa orientale di certo rappresenta un segnale forte in vista dell’avvento della futura stagione fredda sul vecchio continente.