Inaspettata somiglianza: Proxima Centauri “a macchie” come il Sole

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Da quando gli astronomi hanno annunciato lo scorso agosto la scoperta di Proxima b, pianeta delle dimensioni della Terra nella zona abitabile di Proxima Centauri, i riflettori sono puntati su questo vicino sistema planetario.

E le sorprese sembrano essere senza fine, come conferma l’ultima inaspettata scoperta di un team di ricerca coordinato dall’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics: una serie di macchie stellari sulla superficie di Proxima Centauri. Proprio come le macchie solari del Sole.

Il fatto è sorprendente perché a prima vista la stella più prossima alla Terra sembra completamente diversa dalla nostra stella: è piccola, fredda, appartiene alla categoria delle nanerosse ed è solo un decimo della massa del Sole. Per non parlare della luminosità, che corrisponde addirittura a un millesimo.

Eppure, esiste una somiglianza incredibile tra queste due stelle così diverse: un ciclo regolare di macchie stellari. Questa macchie sono aree più scure sulla superficie di una stella, nei punti in cui la temperatura è leggermente più fredda delle zone circostanti.  Derivano dai campi magnetici stellari, che possono restringere il flusso di plasma e creare appunto delle zone ‘nere’. Cambiamenti nel campo magnetico della stella influiscono sul numero e sulla distribuzione delle macchie stellari.

Nel caso del nostro Sole, il ciclo di attività dura 11 anni: durante questo intervallo di tempo, si passa da un minimo solare (corrispondente alla quasi totale assenza di macchie) a un picco massimo (in cui oltre 100 macchie solari ricoprono in mediameno dell’1% della superficie del Sole). Il nuovo studio, pubblicato su Monthly Notices of Royal Astronomical Society, afferma che Proxima Centauri presenta un ciclo simile. La durata da un picco all’altro è di 7 anni, e le macchie sono ancora più frequenti che sul Sole: possono coprire fino a un quinto della superfice della stella.

Se alieni intelligenti abitassero Proxima b – commenta Brad Wargelin, prima firma dello studio – avrebbero una vista drammatica del loro sole”. ‘Vista drammatica’ che sarebbe dovuta non solo alla frequenza delle macchie, ma anche alle loro dimensioni, che sono molto maggiori di quelle del Sole considerate le proporzioni delle due stelle.

La ricerca dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – non riguarda in alcun modo l’abitabilità di Proxima b, su cui gli scienziati continueranno ad indagare. Ma se il campo magnetico della nostra vicina stellare è così forte da generare le macchie osservate da Wargelin e colleghi, ci sono buone probabilità che un’eventuale atmosfera di Proxima b venga ‘strappata via’ dai venti stellari. Se così fosse, Proxima b potrebbe essere come la nostra Luna: posizionata in una zona abitabile, ma per nulla favorevole alla vita.

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