Anche se in Europa attualmente non si percepisce molto la stagione fredda, quella vera, sta iniziando a prendere forma, seppur molto gradualmente, con il progressivo raffreddamento delle immense distese continentali dell’Eurasia. Come c’era da aspettarsi, con l’arrivo di Ottobre sul comparto siberiano da settimane si succedono ondate di freddo a ripetizione e nevicate, più intense sul comparto centro-orientale. Le nevicate ed il conseguente raffreddamento dello strato d’aria prossimo al suolo ormai si sono spinte fino al nord della Mongolia e del Kazakistan, con rovesci di neve che hanno imbiancato parte della steppa settentrionale kazaka. In queste ore nuove nevicate, fino al piano, dovrebbero coinvolgere la Siberia centrale, fino alla bassa Russia asiatica, lungo il confine con la Manciuria e le coste dell’estremo oriente russo, davanti l’isola di Sachalin.
Ma rovesci di neve hanno imbiancato anche la parte meridionale della Siberia centrale, incluse la città di Novosibirsk che ha avuto la sua prima leggera spolverata di bianco al suolo. Questo repentino raffreddamento dell’area siberiana, normale per il mese di Ottobre, è stato prodotto dall’attività del vortice polare che in settimana ha deciso di centrare il proprio baricentro proprio sul comparto siberiano centrale, con una vasta saccatura, riempita di aria molto fredda scesa direttamente dal mar Glaciale Artico, che ha apportato nevicate diffuse, a tratti anche di moderata e forte intensità, accompagnate da venti a tratti sostenuti, generalmente da O-NO e da Ovest, mentre correnti più da SO e S-SO hanno interessato la costa della Siberia orientale e la Repubblica di Jacuzia, storico polo del gelo invernale dell’emisfero boreale.
L’affondo di questa saccatura, d’origine artica, riempita di masse d’aria molto fredde e pesanti di provenienza polare, nel corso della settimana ha spinto un vasto e complesso sistema frontale fra il bassopiano della Siberia occidentale e l’altopiano della Siberia centrale, seguito da più umide e miti correnti dai quadranti occidentali, provenienti dal bassopiano della Siberia occidentale. L’interazione delle più umide e temperate correnti occidentali con l’aria molto fredda, in discesa dalle coste artiche, ha determinato lo sviluppo di una nuvolosità irregolare che ha apportando delle nevicate diffuse che hanno interessato vaste aree della penisola di Jamal, la penisola di Gyda e quella di Tajmyr, per estendersi, tramite i sostenuti e freddi venti da O-NO e NO, fino all’altopiano della Siberia centrale e alla Jacuzia, dove si sono verificati persino dei rovesci di neve, scaricati da nubi cumuliformi (cumulonembi in aria fredda) che si sono sviluppate in seno al flusso di aria molto fredda, discendente direttamente dal mar Glaciale Artico.
La neve ha imbiancato diverse città siberiane che erano si trovano ricoperte da un sottile strato di neve fresca. La “dama bianca” ormai da alcune settimane è tornata finalmente ad imbiancare anche il celebre villaggio di Ojmjakon, nel cuore della Repubblica di Jacuzia, considerato il principale polo del freddo dell’emisfero boreale durante i mesi invernali. Nella nottata fra ieri e oggi, dopo il primo modesto innevamento, l’effetto “Albedo” e lo strato d’inversione termica che si è sviluppato durante le ore notturne, favorito dalla ventilazione pressoché assente nei bassi strati, ha fatto sprofondare Ojmjakon sotto il muro dei -20°C, per la prima volta dall’inizio della stagione autunnale.
Si tratta di una delle minime più significative archiviate sull’area siberiana dall’inizio del “raffreddamento pellicolare”. La notevole estensione dell’innevamento sulle vaste lande della Siberia sta accelerando il processo di “raffreddamento pellicolare” che proprio in questo periodo dell’anno inizia a sfornare i primi freddi sull’emisfero boreale, in vista dell’entrata in scena della stagione invernale. Le aree sottoposte all’effetto “Albedo”, grazie all’innevamento di Ottobre, ormai si estendono fino all’Altaj, al nord della Mongolia e all’estremo nord del Kazakistan, dove nei giorni scorsi sono già arrivate le prime precipitazioni nevose. Durante il tardo autunno e il periodo invernale le sterminate pianure, gli altopiani e le immense steppe, tra la Siberia, il Kazakistan, la Mongolia e le altre ex Repubbliche Sovietiche dell‘Asia centrale, a nord del mar Caspio, sono interessate da un forte raffreddamento dello strato d’aria prossimo al suolo.
Questo consistente raffreddamento, meglio noto anche come “raffreddamento pellicolare”, è causato da una serie di fattori, come l’insistenza di aria secca, la consistente riduzione della luce solare durante il giorno e la lontananza dell’azione mitigatrice di mari o oceani, oltre al forte irraggiamento che caratterizza questi luoghi durante le lunghe nottate invernali. In alcune zone della Siberia centro-orientale, tra Dicembre e Gennaio, possono raggiungersi normalmente anche i -50°C -60°C, come nella Repubblica di Jacuzia. Si viene così a sviluppare uno strato di aria gelida e molto pesante, vicino al suolo, con uno spessore limitato ai 1000-2000 metri, che origina il famoso anticiclone termico “russo-siberiano”, ossia una vasta zona di alta pressione di origine prettamente fredda, strutturata solo nei bassi strati.
Al momento questo graduale raffreddamento delle lande siberiane, più che normale in Ottobre, al momento non avrà alcun tipo di influenza sull’andamento meteo-climatico atteso in Europa e sul Mediterraneo. Ma se il “freddo pellicolare” riuscirà a sedimentarsi per bene al di là degli Urali, isolando entro metà Novembre il primo nucleo di aria veramente gelida sulla Siberia centro-occidentale, non si può escludere l’apertura di scenari piuttosto interessanti per il futuro alle nostre latitudini, sempre se si riescano ad instaurare quelle congeniali configurazioni bariche capaci di creare dei “canali” preferenziali in grado di far affluire parte di quell’aria fredda depositata fino in Europa, verso latitudini più meridionali.