Con il contenuto del secchio dell’umido prodotto nelle case dei cittadini romani, si potrebbe far viaggiare un quarto degli autobus della Capitale per un anno. A sottolineare il possibile collegamento tra l’uso degli scarti alimentari e la mobilità urbana, è il think tank Was della società di consulenza economico-ambientale Althesys, che ogni anno produce un Annual Report sul settore.
Se si raccogliessero tutti i rifiuti organici prodotti nella Capitale, circa 202.000 tonnellate di umido (nel 2014, ultimo dato Ispra disponibile), e si trasformassero in biometano, Roma potrebbe potenzialmente produrre circa 15,3 milioni di metri cubi di biometano. Una quantità di carburante con cui, assumendo la percorrenza media attuale, si potrebbero alimentare circa 550 autobus all’anno (Atac ne ha circa 2.150).
Il trasporto pubblico alimentato con biocarburante porterebbe un risparmio per l’azienda da 7 a 15 milioni di euro l’anno: dato il minor costo del biometano, si risparmiano infatti da 30 a 60 centesimi per chilometro. Inoltre, per il Campidoglio l’investimento per questi primi 550 bus sarebbe solo di 100 milioni di euro.
“Meno rifiuti da gestire per la città, meno ricorso alla discarica e anche meno inquinamento atmosferico perché il biometano produce una quantità nettamente inferiore di polveri sottili”, commenta Alessandro Marangoni, presidente di Althesys, anticipando alcuni dei dati del Was Report 2016, che verrà presentato alla fine di novembre a Roma.
“Queste possibilità sono realizzabili, anche in tempi brevi, ma serve una strategia complessiva per evitare il ricorso alla discarica e che si ponga l’obiettivo di aumentare il recupero di materie”, conclude Marangoni. (AdnKronos)