“Le ultime letture dei dati ci indicano che dopo lo spegnimento dei razzi c’è stato un assorbimento di potenza compatibile con l’accensione di Dreams, la piccola stazione meteorologica che si sarebbe dovuta accendere dopo l’atterraggio sul suolo marziano. Questo implica due cose: che tutti gli strumenti sono entrati in funzione e che il computer ha impartito ordini in maniera errata agli strumenti, perché evidentemente pensava di essere già arrivato al suolo,” ha spiegato Barbara Negri, responsabile dell’esplorazione e dell’osservazione dell’Universo dell’Agenzia Spaziale Italiana, in riferimento all’ammartaggio di Schiaparelli, lander della missione ExoMars disceso il 19 ottobre sul Pianeta Rosso.
Sono ore di intenso lavoro, di analisi profonda dei dati, oltre 600 megabytes, che il lander è riuscito a inviare: “Il team ha lavorato per 18 ore di fila,” ha dichiarato in un’intervista all’Agi Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana. “Siamo riusciti a capire dov’è stato il problema. Ora dobbiamo capire cosa lo ha generato“. Qualcosa ha fatto cadere in errore il sistema e gli ha fatto credere che il lander si trovasse a fine corsa, quando invece era ancora ad un minuto dall’arrivo, proprio in quegli istanti che gli addetti ai lavori chiamano “minuti di terrore”. “Si e’ trattato di un errore fatale che ora dobbiamo identificare e analizzare con accuratezza. Dobbiamo capire cosa non ha funzionato, se, per esempio si tratta di un problema di software (un bug?) o di mancato invio dei dati da parte dei sensori di bordo,” ha spiegato Barbara Negri. “Per ragioni di ingegneria di sistema escluderei che si tratti di un guasto all’altimetro. Forse l’errore e’ altrove, sono certo pero’ che, nei prossimi giorni, lo scopriremo,” prosegue Flamini.
“A questo punto parlare di fallimento e’ davvero fuori luogo. Io direi il contrario piuttosto. Schiaparelli nasce come un dimostratore. Lo abbiamo concepito proprio per studiare le difficolta’ che incontreremo nel 2020 quando dovremo inviare su Marte un rover. Credo che ci abbia indicato con assoluta evidenza cosa sappiamo fare e cosa dobbiamo imparare a fare per riuscire a portare a termine la prossima missione,” spiega Barbara Negri. “Quello che vorrei che si comprendesse e’ che noi scienziati abbiamo assoluta necessita’ di confrontarci con questo tipo di missioni, perche’ e’ facendo che si impara, che si mettono a punto le soluzioni, le procedure e le tecnologie“.
Ora si volge lo sguardo verso la missione ExoMars prevista per il 2020. “Sono convinta che dopo questa missione, possiamo aspettare la sfida della prossima missione su Marte con maggior fiducia e determinazione. La corsa su Marte e’ iniziata. Nel prossimo decennio sono in programma diverse missioni, per non parlare degli Stati Uniti che hanno dichiarato di voler andare con degli astronauti su Marte nel 2030. Essere presenti come Europa sara’ importantissimo,” conclude Barbara Negri.