L’autofagia è il meccanismo con il quale le cellule si liberano dei loro prodotti di scarto, come proteine ormai invecchiate, organelli ormai usurati o danneggiati. Questi rifiuti, che diventerebbero tossici se non eliminati, vengono veicolati all’interno di strutture della cellula chiamate lisosomi. Si tratta di un meccanismo che si e’ conservato durante tutta l’evoluzione, tanto che oggi è presente dai microrganismi più semplici fino all’uomo. Conoscerlo e capirlo è fondamentale per comprendere l’origine di molte malattie, dalle infezioni e le infiammazioni fino ai tumori e alle malattie legate all’invecchiamento. La sua scoperta, dunque, ha cambiato per sempre il punto di vista dal quale studiare le malattie: è il merito riconosciuto con il Nobel per la Medicina al giapponese Yoshinori Ohsumi, del Tokyo Institute of Technology. Dell’esistenza di un meccanismo simile si sospettava dagli anni ’50, quando il biochimico belga Christian De Duve scopri’ nelle cellule strutture fino ad allora sconosciute che chiamo’ lisosomi. Lo stesso ricercatore nel 1963 conio’ il termine ‘autofagia’. Quando Ohsumi comincio’ a occuparsene, all’inizio degli anni ’90, era professore associato nell’Universita’ di Tokyo e decise di partire da un organismo semplice come il lievito del pane. La prima pubblicazione delle sue scoperte usciva nel 1993 sulla rivista Febs Letters e descriveva il gruppo di 15 geni indispensabili per attivare l’autofagia, che chiamo’ APG1-15. Oggi sappiamo che l’autofagia e’ il meccanismo fondamentale che permette alle cellule di mantenere il loro equilibrio interno e che quando compare un’anomalia si possono generare malattie.