Il passato contadino di Paganico Sabino rivive con la “Castagnata”

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In un borgo circondato da castagneti secolari di rara bellezza non potevano che organizzare una festa dedicata al prodotto più amato della stagione autunnale. Castagne rigorosamente locali da gustare nel classico cartoccio insieme alla pasta fatta in casa, alle salsicce, alle bruschette e all’immancabile vino rosso: questa è la tradizionale “Castagnata” di Paganico Sabino, che torna domenica 6 novembre con la 17esima edizione. Un appuntamento che celebra un prodotto noto già ai tempi degli Antichi Romani con il nome diiovis glandes, ovvero ghianda di Giove: l’albero, con il suo tronco corto ma possente e con la sua chioma imponente, evocava ai nostri antenati il Dio supremo. Di certo nella Valle del Turano la castagna è un prodotto legato a doppio filo all’economia agricola da tempo immemorabile: arrostita, bollita in acqua o latte, seccata e macinata come il chicco di grano e impiegata in polente e puree, ha avuto la stessa valenza del pane per intere generazioni di lavoratori della terra.

Tra una portata e l’altra, a completare il tuffo all’indietro nel passato saranno la mostra di arredi sacri e attrezzi della civiltà contadina e gli spettacoli musicali e folcloristici dal vivo; la manifestazione si svolgerà nel centro diurno con posti coperti da capienti tensostrutture, e a disposizione dei visitatori ci sarà un bus-navetta per raggiungere la sagra dopo aver parcheggiato l’auto lungo la via che porta al paese. Per tutta la giornata del 6 novembre i caratteristici vicoli del borgo, fra i più antichi e suggestivi dell’intera Valle del Turano, saranno impreziositi dagli stand dei prodotti tipici della Sabina.

E così, se nella Valle del Turano la stagione autunnale sta entrando nel vivo con i suoi colori, profumi e sapori caratteristici, sarà ancora più suggestivo andare alla scoperta della suggestiva “Pietra Scritta”, il monumento funerario della famiglia dei Muttini risalente alla seconda metà del I secolo a.C: si tratta di un monumento funerario “a dado”, realizzato quindi modellando un masso erratico esistente sul posto e che si era probabilmente distaccato dall’incombente monte Cervia. Chi volesse approfondire lo stretto rapporto che lega Paganico Sabino alle castagne, potrà inoltre incamminarsi lungo un itinerario che attraversa vari appezzamenti di castagneti da frutto di grandi dimensioni e di straordinaria bellezza per l’armonia della forma del fusto e della chioma. A Paganico Sabino meritano una visita anche la Chiesa di San Nicola, che risale al 1.300, la Chiesa di Santa Maria dell’Annunciazione e quella dedicata a San Giovanni Battista.

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