I figli maschi nati con la procreazione assistita possono ereditare i problemi di fertilità dei loro padri. Chi e’ stato concepito attraverso la Icsi, una tecnica di fecondazione che si utilizza nei casi di cattiva qualita’ dello sperma, una volta adulto potra’ avere lo stesso tipo di problema. A lanciare l’allarme è stato uno studio dell’universita’ di Bruxelles, pubblicato sulla rivista Human reproduction. Con la Icsi, tecnica sviluppata all’inizio degli anni ’90 viene selezionato un singolo spermatozoo di buona qualita’, che viene poi iniettato direttamente dentro l’ovocita. Nello studio sono stati analizzati due gruppi di una cinquantina di uomini tra i 18 e 22 anni, di cui uno nato grazie all’uso dell’Icsi, e l’altro concepito naturalmente. Si e’ cosi’ visto che quelli nati con l’Icsi avevano meta’ della concentrazione e due volte meno il numero di spermatozoi rispetto ai loro coetanei dell’altro gruppo.
I loro spermatozoi erano anche meno mobili e piu’ pigri, ed avevano il triplo delle possibilita’ di avere una concentrazione di sperma inferiore al limite di ‘normalita” stabilito dell’Organizzazione mondiale della sanita’. ”Questa e’ stata la prima occasione in cui abbiamo potuto analizzare i figli di chi e’ ricorso a questa tecnica, ormai cresciuti – spiega Andre Van Steirteghem, coordinatore dello studio – Abbiamo potuto verificare una teoria fatta da tempo, cioe’ che i figli maschi possono ereditare i problemi di qualita’ dello sperma del padre”, anche se alcune caratteristiche della Icsi paterna non consentono di prevedere i valori del seme dei loro figli. ”E’ dimostrato – conclude – che i fattori genetici abbiano un ruolo nell’infertilita’ maschile, ma anche altri elementi possono interferire’‘.