Il Colosseo, nei suoi quasi duemila anni di storia, ha sopportato decine di terremoti, che hanno lasciato importanti ferite. Roma non è una città con elevata pericolosità sismica, non sono presenti nel suo sottosuolo faglie capaci di generare terremoti potenti. Gli epicentri più vicini si registrano con frequenza nella zona dei Colli Albani, ma anche in questo caso non si tratta di magnitudo alte.
I terremoti di cui Roma deve temere e che hanno provocato in passato maggiori danni, sono quelli che avvengono sull’Appennino centrale. In quest’area dell’Italia i terremoti possono superare la magnitudo Richter 7.0, catastrofici per le zone in cui avvengono ma con effetti importanti anche nella capitale,dove si può raggiungere il VII grado nella scala MCS.
L’aspetto attuale del Colosseo, voluto da Vespasiano ed inaugurato nell’80 d.C. dall’imperatore Tito, è il risultato di crolli causati dai terremoti più forti avvenuti negli ultimi duemila anni, come quelli del 443 e 484 d.C., quello catastrofico del 1349 e quello del 1915 nella Piana del Fucino. Anche i terremoti minori hanno agito indebolendo progressivamente la struttura.
Il motivo per cui solo una porzione del Colosseo è crollata a causa dei terremoti mentre altre sono ancora praticamente intatte, è stato individuato recentemente nel diverso tipo di sottosuolo su cui poggia l’antica struttura. È ormai noto che le onde sismiche vengono amplificate quando passano attraverso terreni poco consolidati, per un fenomeno detto di risonanza, mentre non risentono di amplificazioni al passaggio su terreni rocciosi o molto compatti.
Questo diverso comportamento delle onde sismiche a seconda dei suoli viene sempre più considerato nelle mappe di pericolosità, e richiede un lavoro accurato di microzonazione sismica nel quale viene presa in considerazione non solo la probabilità che un terremoto avvenga in un dato luogo e in un certo intervallo di tempo, ma anche l’amplificazione che esso potrebbe avere in ogni punto del terreno.
L’invasione del traffico veicolare e ferrotranviario è l’ultima sollecitazione in ordine di tempo, ed è avvenuta intorno ad una struttura ormai antichissima e deteriorata. Tuttavia importanti restauri sono stati effettuati a partire dagli anni ’80 e ’90.
Anche la metropolitana, come già detto, ha degli impatti sulla struttura. Tuttavia studi scientifici hanno mostrato come il maggior impatto derivi dal traffico veicolare in superficie, e la frequenza delle vibrazioni prodotte dal passaggio dei convogli non ha effetti paragonabili con quelli di una scossa sismica.
Fonti:
- Funiciello R., Rovelli A., Terremoti e monumenti a Roma. Le Scienze, maggio 1998;
- Funiciello R. et alii, I Sette Colli – Guida geologica a una Roma mai vista. 2006