Siamo a San Pietro Infine, suggestivo borgo abbandonato situato in provincia di Caserta, al confine col Lazio. Il suo nome è legato al culto di San Pietro e Infine si ricollega alla sua posizione al confine tra le due regioni.
Di origine medievale (nonostante alcune testimonianze risalgano già al III secolo a.C.) come dimostrato dagli stretti vicoli, dalle costruzioni in pietra calcarea coi tetti in legno, il paese, trovandosi lungo la famigerata Linea Gustav, venne brutalmente distrutto dopo 15 giorni di bombardamenti nel lontano 1944 per poi essere ricostruito, più a valle, nel 1950. Innumerevoli furono le vittime, nonostante in molti trovarono rifugio tra le grotte scavate nella roccia del monte Sambucaro.
San Pietro Infine, famoso per le immagini della guerra ritratte in questo luogo da John Huston nel documentario “The battle of San Pietro” e per aver accolto le scene del capolavoro cinematografico “La Grande Guerra”, diretto da Mario Monicelli nel 1959, riserva ai visitatori luoghi altamente suggestivi: la crudeltà dei bombardamenti che hanno causato ovunque devastazione traspare dagli edifici semidistrutti, sepolti dalla vegetazione.
Da vedere ciò che resta della Chiesa di San Michele, con l’originaria porta a croce latina a due navate, che presentava due ingressi, uno per le donne e l’altro per gli uomini, di cui si sono salvati i coloratissimi pavimenti a mosaico; e l’Arco dei Baroni, di origine gotica, con la sua tipica volta a sesto acuto, forse porta d’ingresso del castello andato perduto.
Gli abitanti hanno provveduto al restauro della Chiesa della Madonna dell’acqua, che conserva la sua originaria pianta a base quadrata, sormontata da una volta a botte, con due campanili laterali. Le testimonianze storiche del borgo, prima e dopo i bombardamenti, sono raccolte nel “Parco della memoria storica”, un museo tecnologico inaugurato nel 2008, ideato da Carlo Rambaldi.