Oltre 1 milione di italiani con demenza, 600 mila dei quali soffrono di Alzheimer; 120 mila connazionali all’anno colpiti da un ictus, e 930 mila che fanno i conti con un’invalidità correlata. Ancora: 200 mila malati di Parkinson e 500 mila casi di epilessia, di cui almeno un quarto ‘difficili’. In minoranza, ma in costante in aumento, ci sono poi i 90 mila pazienti (spesso giovanissimi) con sclerosi multipla, e quelli con malattie dei nervi o dei muscoli. E infine l”epidemia’ di mal di testa, di cui ha sofferto almeno una volta nella vita circa il 90% della popolazione della Penisola.
“Le malattie del cervello costituiscono ormai la condizione patologica più diffusa nel mondo occidentale”, afferma Leandro Provinciali, presidente della Società italiana di neurologia, presentando oggi a Milano il 47esimo Congresso nazionale Sin in programma a Venezia dal 22 al 25 ottobre. Gli specialisti lanciano un appello alle Istituzioni: per far fronte allo scenario attuale, e prepararsi a quello futuro, servono nuovi modelli assistenziali ad hoc. “Trattandosi di malattie in costante aumento, soprattutto a causa dell’invecchiamento della popolazione – avverte il numero uno della Sin, direttore della Clinica neurologica e del Dipartimento di scienze neurologiche degli ospedali Riuniti di Ancona – appare quanto mai necessario potenziare la risposta assistenziale. Questo sarebbe possibile attraverso una gestione più efficace dell’urgenza, che non deve più essere ‘generalista‘, cioè indifferenziata per qualsiasi evento acuto, ma ‘dedicata‘, ossia rispondente alle esigenze specifiche della compromissione neurologica”.
“Una declinazione appropriata dell’assistenza del paziente neurologico, sia ospedaliera che territoriale – precisa Provinciali – deve tenere presente le specifiche esigenze correlate sia alle malattie complesse, che richiedono elevata competenza specifica e approccio interdisciplinare, sia alle condizioni evolutive che necessitano di un trattamento adeguato. E’ inoltre auspicabile – conclude il presidente dei neurologi – un’estensione delle competenze neurologiche alla fase avanzata delle malattie, evitando la declinazione generalista delle cure palliative, attualmente dedicate in prevalenza alle malattie neoplastiche, cardiache e renali”.