In Siberia ora si comincia a fare veramente sul serio con lo scivolamento delle prime vere ondate di freddo della stagione. Quest’anno il raffreddamento più precoce sta interessando i territori della Siberia centro-orientale che per gran parte risultano innevati. Proprio grazie al recente e fresco innevamento di questi ultimi giorni la massa d’aria in prossimità del suolo sta subendo un significativo raffreddamento, anche se dal punto di vista termico in realtà non si riscontrano anomalie particolarmente significative rispetto gli standard climatici del periodo. L’estensione dell’innevamento sulle vaste lande della Siberia centro-orientale sta accelerando il processo di “raffreddamento pellicolare” che proprio in questo periodo dell’anno inizia a sfornare i primi freddi sull’emisfero boreale, in vista dell’entrata in scena della stagione invernale. Durante il tardo autunno e il periodo invernale le sterminate pianure, gli altopiani e le immense steppe, tra la Siberia, il Kazakistan, la Mongolia e le altre ex Repubbliche Sovietiche dell‘Asia centrale, a nord del mar Caspio, sono interessate da un forte raffreddamento dello strato d’aria prossimo al suolo. Questo consistente raffreddamento, meglio noto anche come “raffreddamento pellicolare”, è causato da una serie di fattori. Fra cui l’insistenza di aria secca, la consistente riduzione della luce solare durante il giorno e la lontananza dell’azione mitigatrice di mari o oceani.
In alcune zone della Siberia centro-orientale, tra Dicembre e Gennaio, possono raggiungersi normalmente anche i -50°C -60°C (negli inverni degli scorsi decenni era più frequente), come nella Repubblica di Jacuzia. Si viene così a sviluppare uno strato di aria gelida e molto pesante, vicino al suolo, con uno spessore limitato ai 1000-2000 metri, che origina il famoso anticiclone termico “Russo-Siberiano”, ossia una vasta zona di alta pressione di origine prettamente fredda, strutturata solo nei bassi strati. Di solito l’anticiclone termico “Russo-Siberiano” non porta sempre bel tempo, come erroneamente si pensa.
A differenza dei tradizionali anticicloni dinamici (vedi quello delle Azzorre), essendo strutturato solo agli strati più bassi della troposfera, l’alta pressione russo-siberiana può portare tempo brutto, con forti venti e nevicate, a causa del passaggio di aree cicloniche o gocce fredde, più o meno profonde, in quota, che approfittando dei bassi geopotenziali alla quota di 500 hpa, affondano dalla regione artica, dove agisce il vortice polare, e si fiondano nel cuore delle steppe siberiane, kazake e mongole, apportando crude fasi invernali. Inoltre negli anticicloni termici l’aria fredda fa diminuire più velocemente la pressione con la quota e quindi favorisce la formazione di aree cicloniche in quota.
In questi giorni però le nevicate che hanno interessato la Siberia centro-orientale, ed in modo particolare la vastissima area compresa fra il versante settentrionale dei monti Cerski fino all’altopiano della Siberia centrale e alla catena dei monti Altaj, sono risultate molto più intense e diffuse del solito per la prima decade di Ottobre. L’estensione dei suoli innevati, fin verso i territori della Siberia centrale e la regione a nord del lago Bajkal, sta già producendo importanti ripercussioni sotto il profilo meteo/climatico. Difatti, i suoli innevati di fresco, causeranno un considerevole raffreddamento dello strato d’aria presente nei bassi strati, che proprio in questo periodo caratterizza l’Eurasia, a seguito della diminuzione del soleggiamento diurno.
Ciò, peraltro, causerà l’isolamento del primo “cuscinetto di aria piuttosto fredda”, presso il suolo, che spianerà la strada al grande raffreddamento tardo autunnale (raffreddamento pellicolare) che formerà il futuro anticiclone termico sulle vaste lande euro-asiatiche. Tale processo sarà anche favorito da una notevole estensione, fra l’altopiano della Siberia centrale e il bassopiano della Siberia occidentale, dei territori innevati di fresco sottoposti all’effetto “Albedo”. Segno inequivocabile che la stagione fredda inizia a muovere i primi passi, riaprendo la grande “fabbrica del gelo” dell’emisfero boreale.
Al tempo stesso, il consistente raffreddamento indotto dall’effetto “Albedo” sta già iniziando a decentrare la figura del vortice polare troposferico, già carico di aria gelida a tutte le quote, con un nucleo di ben -12°C -13°C a 850 hpa che dal cuore del mar Glaciale Artico inizia a scivolare alla volta della penisola di Tajmyr e del mare di Laptev, dove nei prossimi giorni si verificherà un ulteriore raffreddamento, con nuove consistenti nevicate in arrivo sul nord della Siberia centrale ed occidentale, nelle pianure ad ovest degli Urali.
Nei prossimi giorni il vortice polare centrerà il proprio baricentro proprio sul comparto siberiano orientale, con un vasto vortice ciclonico, colmo di aria gelida in quota, che dalla Jacuzia si elongherà fino in direzione del mar di Bering, apportando nevicate diffuse, a tratti anche di moderata e forte intensità. Questa depressione, d’origine artica, riempita di masse d’aria molto fredde e pesanti di provenienza polare, nel corso della settimana, scorrerà con il proprio sistema frontale verso est, causando nevicate diffuse in quasi tutta la Siberia orientale. Ma nei prossimi giorni l’affondo di una saccatura artica con “gradiente barico” molto “lasco” nei bassi strati, e colma di aria molto fredda in quota, produrrà le prime nevicate anche sulla regione degli Urali e sul bassopiano della Siberia occidentale, con i primi accumuli di neve al suolo.
Diverse città della Siberia occidentale, incluse le più meridionali Omsk e Novosibirsk, nel corso della prossima settimana rischiano di essere colpite da fitte nevicate che contribuiranno a far diminuire ulteriormente i valori termici nei bassi strati. La circolazione ciclonica che s’instaurerà sulla Siberia orientale contribuirà a rafforzare i “forcing” nell’alta troposfera, favorendo lo sviluppo di “blocking” anticiclonici, fra la West Coast degli States e l’Atlantico settentrionale, capaci di ondulare il ramo principale del “getto polare” e producendo delle grandi “onde di Rossby” lungo l’emisfero boreale. In poche parole anche nelle prossime settimane dovremo fare i conti con un periodo dominato dagli scambi meridiani, fra polo ed tropici, favorendo l’innesto di configurazioni bariche che potrebbero far scivolare le prime significative ondate di freddo verso l’Europa centro-orientale e l’Asia centrale.